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Cultura dell’alibi: Quando non succede quello che voglio

E’ il momento, il giorno tanto atteso è arrivato. Mi sveglio, seguo la mia routine e oggi mi sento sicura/o di me. Entro in campo e faccio un check-up interno delle mie sensazioni: fisicamente mi sento in forma, mentalmente pronta/o e motivata/o ad affrontare la sfida. Tutto sembra essere al posto giusto, ma ad un certo punto qualcosa cambia. L’energia comincia a calare, e nella mia testa inizia a farsi strada un pensiero insistente: “Non sta funzionando, non sta andando come previsto, voglio solo andare a casa.”

Il corpo inizia a tradirmi: la caviglia, da poco guarita, inizia a fare male, un senso di nausea mi assale. Penso subito: “Sarà che ho dormito poco? Sarà l’umidità? O forse è stata la colazione?” Le gambe diventano pesanti, il respiro si accorcia, il battito accelera, e, nonostante l’allenamento, mi sento stanca/o.

Dentro di me emerge una domanda che si fa sempre più forte: “Perché sta succedendo a me? Perché gli altri sembrano così tranquilli e al top?” E, come spesso accade, iniziano le autocritiche: “Ti sei sopravvalutata/o, non sei all’altezza. Devi allenarti di più.”

Sono lì, di fronte all’avversaria/o, ma soprattutto di fronte a me stessa/o. Mi trovo davanti ad una scelta: come reagire? So cosa avrei bisogno di fare, vorrei incoraggiarmi, ma qualcosa dentro di me mi blocca. Invece di accettare la situazione, comincio a cercare alibi: “Fa troppo caldo, ci sono troppe persone, le gambe non rispondono, la mia mente è invasa da pensieri incontrollabili.” Provo a dare la colpa agli altri, ma non funziona, perché so che la responsabilità è mia.

Dove posso trovare la forza e il coraggio per mettere in discussione tutto? Per accettare che la situazione non sta andando come previsto? Nella mia testa, avevo immaginato ogni dettaglio, avevo pianificato tutto, ma la realtà è diversa: perché?

 

L’alibi nello sport e nella vita: il bisogno di controllo

La situazione che ho appena descritto rappresenta un esempio di quella che viene definita “cultura dell’alibi” nello sport. Spesso, quando le cose non vanno come si vorrebbe, si tende a cercare dellescuse esterne per giustificare il disagio che si sente o il calo di performance. Quante volte, di fronte ad una difficoltà, la prima reazione è cercare cause esterne?

La verità è che è molto più facile dare la “colpa” a qualcosa o qualcuno piuttosto che guardare dentro di sé e assumersi le proprie responsabilità.

In realtà, la cultura dell’alibi è un meccanismo difensivo che si utilizza per proteggere la nostra autostima. Quando ci si trova in una situazione di stress, come una competizione sportiva, il cervello entra in “modalità protezione”. Invece di affrontare direttamente la sfida, si cerca di spostare l’attenzione su fattori che si ritengono essere fuori dal nostro controllo. Questo permette di evitare l’ammissione di un fallimento personale, ma allo stesso tempo impedisce di crescere e di imparare dall’esperienza.

Superare l’alibi e accettare l’imprevisto

Per uscire dalla cultura dell’alibi, è necessario sviluppare la capacità di accettare l’imprevisto e le difficoltà come parte integrante del processo di crescita sportivo (e della vita in generale). L’autoconsapevolezza è la chiave: essere in grado di riconoscere i propri limiti, ma anche le proprie risorse, permette di affrontare le sfide con maggiore serenità.

Il focus dovrebbe spostarsi dal controllo esterno a quello interno per chiedersi: “cosa posso fare qui ed ora per gestire e migliorare la mia performance?”

Federica Cominelli

Perché “Bravo!” Fa Bene: La Cultura del Riconoscimento nello Sport

Immagina la scena: sei in palestra, o magari sul campo di gara, hai dato tutto te stesso e, alla fine dell’allenamento o della competizione, qualcuno ti dice “Bravo!”. Sembra una cosa semplice, vero? Eppure, quel piccolo gesto, quelle poche lettere, possono avere un impatto incredibile sulla tua motivazione, sul piacere di fare sport e sul tuo impegno costante.

Questo tema e’ semplice ma molto importante nello sport e nella vita: la cultura del riconoscimento. Che tu sia un atleta professionista o semplicemente ami il movimento nel tempo libero, sentirsi apprezzati può fare una grande differenza.

Un “Bravo” non e’ mai sprecato. Che tu abbia dato il meglio di te in una maratona o fatto semplicemente una serie di piegamenti, il riconoscimento è fondamentale, vale sempre. Non sto parlando solo di premi o medaglie, ma di un semplice “Bravo!”. Riconoscere uno sforzo, piccolo o grande che sia, genera una spinta emotiva. È come ricevere una mini-ricarica di energia mentale che ti dice: “Stai facendo bene, continua così!”.

Essere riconosciuti dagli altri ci fa sentire visti, impotanti, e questo è uno dei fattori più potenti nella motivazione. Quando un allenatore, un compagno di squadra o anche solo un amico ti dice che hai fatto un buon lavoro, la tua mente associa lo sforzo all’appagamento emotivo. È come se il tuo cervello pensasse: “Ok, fare fatica porta a qualcosa di positivo”. Ed ecco che, quasi senza accorgertene, sei più propenso a metterci lo stesso impegno la prossima volta… se non di più!

Non bisogna limitarsi al riconoscimento post gara o a fine allenamento. In molti sottovalutano quanto possa essere prezioso anche prima di una competizione o di una sessione importante. Dire “Bravo!” o “Hai lavorato bene fin qui, continua così!” prima di una gara aiuta a entrare nella giusta mentalità. Un incoraggiamento pre-gara può ridurre l’ansia, aumentare la fiducia e preparare la mente per affrontare lo sforzo con il giusto spirito. Al contrario, il post gara è il momento perfetto per tirare le somme e fare un bilancio. Anche quando il risultato non è dei migliori, un riconoscimento per l’impegno è cruciale. Ricorda: non si vince sempre, ma si può sempre fare del proprio meglio. Apprezzare l’impegno è il primo passo per migliorare.

La cultura del riconoscimento aiuta a costruire un ambiente sportivo sano e positivo. Se fai parte di una squadra, ad esempio, dire “bravo” ai tuoi compagni aiuta a creare un clima di supporto reciproco. Più il gruppo è unito e si apprezza a vicenda, più aumentano l’ingaggio e il piacere di allenarsi e competere insieme.

Dire “Bravo!” non significa solo premiare i successi, ma anche incoraggiare lo sviluppo, la crescita. Anche nei giorni in cui senti di aver fatto fatica e di non aver raggiunto il tuo massimo potenziale, il riconoscimento aiuta a concentrarsi sul progresso. Ogni passo avanti, anche piccolo, è un traguardo. Ricorda: la crescita nello sport è un percorso, non una destinazione.

Ti invito, la prossima volta che finisci un allenamento o una gara, a regalare un “Bravo!” a qualcuno. Non solo a te stesso, cosa fondamentale da inserire nella propria pratica quotidiana,ma anche agli altri. Ti accorgerai di come, piano piano, si creerà un circolo virtuoso di positività, motivazione e impegno. Lo sport diventa più divertente, e i risultati arrivano prima di quanto pensi.

Quindi, Bravo! anche a te che hai letto fino a qui. Ora vai là fuori e goditi il piacere di fare sport con un sorriso!

 

Sandro Anfuso

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