Autore: Francesco Volpiana

Olimpiadi 2024: non solo podio!

Lunedì 23 Settembre 2024 sono andate in scena al Quirinale le premiazioni dei campioni sportivi italiani che hanno partecipato alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024.

Quest’anno il Presidente Mattarella, per la prima volta nella storia del Paese, ha deciso di convocare ed incontrare non solo i vincitori di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo, ma anche i vincitori della cosiddetta “medaglia di legno” cioè i quarti classificati.

Perché questa notizia merita attenzione?

Che cosa c’è di così rivoluzionario nel voler riconoscere anche gli sforzi di chi è rimasto fuori dal podio?
Come psicologi dello sport vogliamo offrire la nostra interpretazione e cogliere l’occasione per spiegare che ci sono precise ragioni legate alla promozione del benessere psico-emotivo degli sportivi per cui è doveroso iniziare a riconoscere l’importanza dell’essere stati presenti in gara, di averne potuto fare esperienza diretta e magari aver sfiorato il risultato sperato.

Una cerimonia che riconosce anche i quarti posti, quindi, simbolicamente ci dice di non pensare soltanto alle coppe o alle medaglie vinte, ma considerare i miglioramenti fatti nel tempo, avere ben chiari gli obiettivi e avere fiducia del fatto che se il percorso è orientato al benessere dell’atleta e favorisce la sua massima espressione nella performance, poi i risultati arrivano da soli.

Dal punto di vista mentale, infatti, focalizzarsi sulle tappe del percorso sportivo e quindi sugli obiettivi tecnici, tattici, fisici e mentali che ci permettono di performare al meglio, aumenta l’autostima, la motivazione interna e la fiducia in sé stessi. Al contrario, concentrarsi soltanto o soprattutto sul risultato (quindi sul vincere una medaglia a tutti i costi) favorisce la comparsa di ansia da prestazione, che si manifesta non solo con crisi di panico o di paura ma anche con comportamenti spesso meno visibili e del tutto inconsapevoli come autosabotaggi, evitamento e nello sport giovanile anche drop-out sportivo.

E’ questo il grande insegnamento che ci ha regalato, sempre alle Olimpiadi di Parigi, il pianto di gioia della nuotatrice Benedetta Pilato per il suo quarto posto nei 100 rana!

Con questo non vogliamo semplificare dicendo che “l’importante è partecipare”. Ma vogliamo far riflettere sul peso che obiettivi esclusivamente di risultato possono avere sugli atleti e sulle conseguenze dirette sulla loro salute psico-emotiva e sulla loro crescita agonistica.

E tu? Ricerchi la medaglia a tutti i costi e quindi entri in frustrazione se non la vinci oppure sai vedere i risultati del tuo lavoro in allenamento anche nei più piccoli miglioramenti?

Valentina Marchesi

 

Perché “Bravo!” Fa Bene: La Cultura del Riconoscimento nello Sport

Immagina la scena: sei in palestra, o magari sul campo di gara, hai dato tutto te stesso e, alla fine dell’allenamento o della competizione, qualcuno ti dice “Bravo!”. Sembra una cosa semplice, vero? Eppure, quel piccolo gesto, quelle poche lettere, possono avere un impatto incredibile sulla tua motivazione, sul piacere di fare sport e sul tuo impegno costante.

Questo tema e’ semplice ma molto importante nello sport e nella vita: la cultura del riconoscimento. Che tu sia un atleta professionista o semplicemente ami il movimento nel tempo libero, sentirsi apprezzati può fare una grande differenza.

Un “Bravo” non e’ mai sprecato. Che tu abbia dato il meglio di te in una maratona o fatto semplicemente una serie di piegamenti, il riconoscimento è fondamentale, vale sempre. Non sto parlando solo di premi o medaglie, ma di un semplice “Bravo!”. Riconoscere uno sforzo, piccolo o grande che sia, genera una spinta emotiva. È come ricevere una mini-ricarica di energia mentale che ti dice: “Stai facendo bene, continua così!”.

Essere riconosciuti dagli altri ci fa sentire visti, impotanti, e questo è uno dei fattori più potenti nella motivazione. Quando un allenatore, un compagno di squadra o anche solo un amico ti dice che hai fatto un buon lavoro, la tua mente associa lo sforzo all’appagamento emotivo. È come se il tuo cervello pensasse: “Ok, fare fatica porta a qualcosa di positivo”. Ed ecco che, quasi senza accorgertene, sei più propenso a metterci lo stesso impegno la prossima volta… se non di più!

Non bisogna limitarsi al riconoscimento post gara o a fine allenamento. In molti sottovalutano quanto possa essere prezioso anche prima di una competizione o di una sessione importante. Dire “Bravo!” o “Hai lavorato bene fin qui, continua così!” prima di una gara aiuta a entrare nella giusta mentalità. Un incoraggiamento pre-gara può ridurre l’ansia, aumentare la fiducia e preparare la mente per affrontare lo sforzo con il giusto spirito. Al contrario, il post gara è il momento perfetto per tirare le somme e fare un bilancio. Anche quando il risultato non è dei migliori, un riconoscimento per l’impegno è cruciale. Ricorda: non si vince sempre, ma si può sempre fare del proprio meglio. Apprezzare l’impegno è il primo passo per migliorare.

La cultura del riconoscimento aiuta a costruire un ambiente sportivo sano e positivo. Se fai parte di una squadra, ad esempio, dire “bravo” ai tuoi compagni aiuta a creare un clima di supporto reciproco. Più il gruppo è unito e si apprezza a vicenda, più aumentano l’ingaggio e il piacere di allenarsi e competere insieme.

Dire “Bravo!” non significa solo premiare i successi, ma anche incoraggiare lo sviluppo, la crescita. Anche nei giorni in cui senti di aver fatto fatica e di non aver raggiunto il tuo massimo potenziale, il riconoscimento aiuta a concentrarsi sul progresso. Ogni passo avanti, anche piccolo, è un traguardo. Ricorda: la crescita nello sport è un percorso, non una destinazione.

Ti invito, la prossima volta che finisci un allenamento o una gara, a regalare un “Bravo!” a qualcuno. Non solo a te stesso, cosa fondamentale da inserire nella propria pratica quotidiana,ma anche agli altri. Ti accorgerai di come, piano piano, si creerà un circolo virtuoso di positività, motivazione e impegno. Lo sport diventa più divertente, e i risultati arrivano prima di quanto pensi.

Quindi, Bravo! anche a te che hai letto fino a qui. Ora vai là fuori e goditi il piacere di fare sport con un sorriso!

 

Sandro Anfuso

LE MENTAL SKILLS NELL’ATLETICA

I campionati europei di atletica leggera a Roma hanno rappresentato un trionfo importante per l’Italia, consolidando il successo già ottenuto alle Olimpiadi di Parigi, svoltesi lo scorso agosto. Gli atleti italiani hanno ottenuto risultati straordinari, vincendo il medagliere di questa edizione svoltasi in casa. Le vittorie azzurre non sono state solo frutto di abilità fisiche, ma anche di un intenso allenamento mentale che, soprattutto dopo il successo ottenuto alle Olimpiadi di Tokyo, ha permesso all’Italia di ritornare tra i protagonisti.

Un esempio significativo di questo connubio tra preparazione fisica e mentale è rappresentato dai fratelli Mattia ed Erika Furlani. Mattia, giovane saltatore in lungo, ha già dimostrato il suo grande potenziale battendo il record, prima italiano e poi mondiale, di categoria. Sta ora costruendo la sua carriera con l’ambizione di arrivare a superare la barriera dei 9 metri, accompagnato da una notevole consapevolezza mentale. “C’è un clima veramente assurdo. Tokyo è stata decisiva sotto questo punto di vista. Tutti quanti stanno prendendo consapevolezza che alcuni risultati non sono impossibili e si possono raggiungere rimanendo concentrati sul proprio percorso. Mi piace l’attenzione che c’è verso di me. Se faccio tutto questo, è soprattutto per il pubblico e per far sognare la gente. Far capire di credere in se stessi è una parte fondamentale del mio compito. Sono contento che il pubblico sia sempre più appassionato all’atletica, poi ovviamente è fondamentale rimanere tranquilli. Io sono ancora in una fase di crescita biologica importante e non vorrei che una gara andata male mettesse in discussione tutto ciò che c’è stato prima. In un percorso ci sono delle tappe che bisogna rispettare.”

Anche sua sorella, Erika Furlani, è un esempio di come la preparazione mentale possa fare la differenza. Da anni è seguita dagli psicologi dello sport di SMA team, un gruppo di professionisti specializzati nel mondo dell’atletica. Questa collaborazione proficua e duratura ha contribuito in maniera determinante alla sua crescita come atleta, permettendole di affinare le sue mental skills e affrontare le competizioni con un approccio sempre più consapevole. Il team di preparatori mentali di SMA include anche ex-atleti a livello nazionale, il cui contributo è fondamentale. La loro preparazione e competenza mentale si integrano perfettamente con l’esperienza diretta da atleti e allenatori, creando un approccio multidisciplinare che è uno degli elementi chiave del successo degli atleti seguiti da questo team di professionisti.

Inoltre, l’importanza della fiducia e della sfida verso se stessi in un processo di miglioramento costante è sostenuta da altri atleti come Marcell Jacobs. Dopo l’oro olimpico a Tokyo, ha deciso di stravolgere tutto e uscire dalla propria comfort zone, mettendosi nuovamente alla prova. Non è stato risparmiato dal clamore mediatico che l’ha subito messo alle strette dopo i risultati delle prime gare svolte quest’anno, che non rispecchiavano i tempi da lui corsi due anni fa. Tuttavia, si è subito dovuto ricredere dopo la vittoria agli europei, in cui ha siglato 10.02. Queste le sue parole: “Nella mia testa non c’è mai la parola sconfitta. Uno scende in pista per dare sempre il 100%. Sono molto contento, anche se sapevo che potevo correre più forte. È un processo che bisogna saper rispettare, un percorso che ho fatto con il mio nuovo allenatore che mi dà tanta fiducia siccome sa sempre cosa stiamo facendo e come lo stiamo facendo.”

In questo movimento, molti giovani si sono fatti trasportare dall’energia e dallo spirito di questa squadra, nella quale si respira fiducia verso se stessi e ottimismo verso il futuro, con il focus sul percorso. Ricordano il proprio valore e le proprie risorse, che permettono loro di giocarsi le medaglie e non scendere più in campo solo per partecipare. Prima fra tutti, Zaynab Dosso, che sottolinea l’importanza degli obiettivi. “Quello che hanno fatto a Tokyo mi ha lasciato un fuoco dentro incredibile. Ero lì, alle prese con mille infortuni, ma mi hanno trasmesso grande energia,” racconta Dosso. “È stato un momento magico. Quando sono tornata, mi sono detta che avrei dovuto fare qualcosa per me stessa. Sto dedicando tutta la mia vita a provare a raggiungere i miei obiettivi”.

Nonostante l’attenzione su altri grandi atleti, Gianmarco Tamberi rimane un simbolo di resilienza. La sua storia ha contribuito a ispirare molti giovani, tra cui gli stessi fratelli Furlani. La sua capacità di trasformare un grave infortunio alla caviglia, che gli era costato l’esclusione dalle Olimpiadi di Rio nel 2016, in uno stimolo per crescere e tornare a volare con ancora più motivazione e determinazione, è esemplare. Dopo quella vicenda, Tamberi si è fissato un obiettivo specifico: vincere a Tokyo 2020. È riuscito a coronare questo sogno, rendendo la vittoria ancora più unica e memorabile condividendola con il suo amico Barshim, sottolineando i valori di lealtà e amicizia che alimentano lo sport.

Sono così anche nell’atletica sempre più ricorrenti i temi di fiducia, goal setting, resilienza, resistenza mentale, focus e intensità, la cui importanza è sempre più riconosciuta. Questo denota come l’allenamento delle mental skills, affiancato all’allenamento fisico e al duro lavoro, permetta di tirar fuori le proprie risorse e gestire gli elementi non tecnici, sia personali che contestuali, che inevitabilmente influenzano la performance, spostando sempre il focus dal problema alla soluzione e migliorando nettamente l’efficienza delle prestazioni.

 

Di Elena Uberti

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