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Tag: sport mindset

Allenare l’errore – Parte 2

Tecniche, allenamento e ruolo dell’allenatore secondo il metodo SMA

Nel precedente articolo abbiamo esplorato la dimensione psicologica dell’errore e il suo impatto sulla crescita atletica.
In questa seconda parte entriamo invece nel cuore operativo: come si gestisce l’errore e come viene allenato concretamente nei progetti SMA team.

Saper reagire in modo funzionale a uno sbaglio è una competenza mentale che si costruisce, esattamente come la tecnica o la condizione fisica.

Gestire l’emozione dopo l’errore: tecniche utilizzate in SMA team

I secondi immediatamente successivi a un errore sono decisivi.
L’atleta vive un picco emotivo e fisiologico che può compromettere l’azione successiva, soprattutto se non dispone di strumenti adeguati.

Nei percorsi di SMA team vengono insegnate e personalizzate alcune strategie chiave:

1. Regolazione fisiologica

Routine di respirazione, espirazioni lente e tecniche corporee che aiutano il sistema nervoso a ritrovare stabilità.
Queste vengono utilizzate in molti progetti SMA, anche con giovani atleti.

2. Self-talk funzionale

Frasi brevi e chiare che riportano l’attenzione al compito, come:
«Riparto», «Prossima azione», «Questo è un dato, non un giudizio».
Il dialogo interno è un elemento centrale della metodologia SMA.

3. Ancoraggi attentivi

Gesti simbolici e immediati — come stringere il pugno o toccare un punto del campo — che aiutano a tornare nel presente, spezzando il ciclo della ruminazione.

L’obiettivo non è eliminare l’emozione, ma riconoscerla e regolarla per poter proseguire con lucidità.

L’errore: la palestra della resilienza

L’allenamento è il luogo ideale in cui normalizzare l’errore e togliere allo sbaglio la connotazione di minaccia.

Nei progetti realizzati da SMA team con club e settori giovanili, vengono spesso introdotte:

• situazioni di allenamento ad alta probabilità di errore,

• feedback immediati e precisi,

• momenti di riflessione guidata,

• focus sul processo e non solo sul risultato.

L’obiettivo è trasformare l’ambiente di allenamento in uno spazio psicologicamente sicuro, dove sperimentare non è un rischio ma un atto di crescita.

Il ruolo dell’allenatore nel metodo SMA

Gli allenatori sono figure fondamentali nella gestione dell’errore.
Una buona parte del lavoro psicologico svolto da SMA team con staff tecnici riguarda proprio la costruzione di un clima che supporti l’apprendimento.

Un allenatore in linea con il metodo SMA:

• utilizza un linguaggio non punitivo;

• calibra le sfide in modo progressivo;

• valorizza l’impegno oltre al risultato;

• sostiene l’autonomia decisionale dell’atleta.

Questo tipo di clima favorisce resilienza, coraggio e disponibilità a prendersi rischi funzionali.

Dopo la gara: dall’errore alla strategia di miglioramento

Il momento di analisi successivo alla gara è un punto cruciale.
All’interno di SMA, molti progetti prevedono schede, video review e confronti guidati per aiutare l’atleta a leggere lo sbaglio con lucidità.

Durante la revisione:

• si distinguono i fattori tecnici, tattici, fisici e psicologici;

• si identificano elementi controllabili e non;

• si formula un piano di miglioramento concreto.

Il passaggio dall’emozione all’analisi è una delle competenze più preziose che SMA team cerca di coltivare.

Conclusione – Quando l’errore diventa un alleato

Saper gestire l’errore significa saper gestire la propria crescita.
Quando l’atleta smette di temere lo sbaglio e impara a leggerlo, allora sviluppa quella maturità sportiva che SMA team promuove in ogni suo intervento.

L’errore, da minaccia, diventa così ciò che è sempre stato:
un alleato silenzioso, ma potentissimo, nel percorso di evoluzione sportiva.

Tecla Oliveri– Psicologa dello Sport di SMA team

Perché l’errore spaventa – Parte 1

Come SMA team lavora per trasformare l’errore in crescita

Nel percorso sportivo, l’errore viene spesso percepito come una minaccia: qualcosa da evitare, correggere o eliminare il prima possibile. Tuttavia, l’esperienza clinica e sul campo dei professionisti di SMA team mostra un quadro molto diverso.
L’errore non è un antagonista da combattere: è una componente strutturale della prestazione e una delle principali opportunità di sviluppo per l’atleta.

All’interno dei progetti che SMA porta avanti con squadre, federazioni e atleti individuali, la gestione dell’errore è considerata un vero allenamento psicologico. Il modo in cui un atleta vive, interpreta e reagisce allo sbaglio influenza profondamente la sua crescita sportiva e personale.

Perché l’errore fa così paura? La dimensione psicologica

L’errore tocca corde molto profonde: mette in dubbio le proprie capacità, minaccia l’immagine di sé e attiva la paura del giudizio. Per molti atleti — soprattutto giovani — sbagliare significa rischiare di deludere l’allenatore, i compagni, i genitori o il pubblico.
Questa pressione genera ansia, irrigidimento e comportamenti di evitamento che, paradossalmente, aumentano la probabilità di sbagliare di nuovo.

Nei percorsi di SMA team lavoriamo proprio su questo: aiutare l’atleta a distinguere lo sbaglio dal proprio valore personale, rendendo l’errore un dato da osservare e non un’etichetta. È un processo che libera energia mentale e restituisce lucidità.

Errore come feedback: allenare la mentalità di crescita

Uno dei pilastri metodologici di SMA è la growth mindset.
Secondo questa prospettiva, le abilità non sono qualcosa di fisso, ma competenze che si costruiscono nel tempo.
L’errore diventa così un’informazione preziosa: indica dove intervenire e orienta il miglioramento.

Nel lavoro con atleti e staff, SMA team favorisce l’acquisizione di questa mentalità aiutando gli sportivi a:

• separare l’identità personale dalla singola prestazione;

• interpretare l’errore in modo costruttivo e non giudicante;

• mantenere motivazione e stabilità emotiva anche nei momenti critici;

• vedere le sfide come parte naturale del percorso.

La crescita psicologica diventa quindi parte integrante della crescita atletica, non un’aggiunta opzionale.

Conclusione – Il primo passo per cambiare il rapporto con l’errore

Questa prima parte mette a fuoco ciò che spesso non viene allenato abbastanza: la percezione dell’errore.
Prima ancora delle tecniche, delle routine o della revisione post-gara, è necessario sviluppare una visione più sana e costruttiva dello sbaglio.

È esattamente ciò che, ogni giorno, i professionisti di SMA team cercano di trasmettere nei loro progetti: una cultura sportiva che non demonizzi l’errore, ma lo utilizzi come materia prima della crescita.

Di Tecla Oliveri– Psicologa dello Sport di SMA team

Qual è il motore delle tue azioni?

Molte ricerche, se non bastassero gli esempi visibili ad occhio nudo, confermano l’importanza della motivazione nel contesto sportivo (Gould et al., 2002; Vallerand, 2007).  

Cosa significa realmente “motivazione”? Dal latino motivus, ossia “capace di muovere”, la motivazione è il processo che ci permette di iniziare e sostenere un’azione, un comportamento e portarlo avanti fino al raggiungimento del risultato posto come obiettivo (Vallerand et al,1993). 

Qui parleremo, in particolare, della motivazione intrinseca, ossia di ciò che dentro di noi ci permette di sostenere il nostro percorso verso gli obiettivi. Come atleti sappiamo bene quanto sia importante sostenere il percorso sportivo, caratterizzato da momenti di soddisfazione, gioia e raggiungimento di risultati, tanto quanto da fatica, sacrifici e perseveranza.  Ritroviamo subito un elemento chiave per sostenere la nostra motivazione: gli obiettivi. Definiti in modo chiaro, specifico, temporalmente definito, consciamente rilevanti e formulati di modo che siano sì sfidanti, ma effettivamente raggiungibili (obiettivi SMART), gli obiettivi ci permettono di orientare il nostro impegno ed i nostri sforzi. 

Senza obiettivi chiari le nostre energie derivate dalla motivazione, dal nostro desiderio di muoverci verso, verrebbero irrimediabilmente sperperate, per assenza di una direzione definita. Per tal motivo un goal Setting efficace è un punto fondamentale per la nostra motivazione, come noi di SMA ben sappiamo e ricordiamo ai nostri atleti. 

Nella Self Determination Theory di Deci e Ryan (1985, 2000) emerge come l’essere umano abbia la necessità che i suoi bisogni di autonomia, competenza e relazione vengano soddisfatti, per poter sostenere il proprio benessere e la motivazione. Cosa significa? Che, se vogliamo che l’atleta sia motivato nel praticare la propria attività sportiva, sarà necessario che percepisca 

-Di scegliere attivamente quell’attività sportiva, ricordandosi i motivi per cui la sceglie, ogni giorno (autonomia)

-Di percepire fiducia nelle proprie abilità di praticare tale attività sportiva con successo, al netto degli errori normalmente presenti (competenza)

-Di ingaggiare relazioni soddisfacenti e significative con i diversi attori del contesto sportivo: altri atleti, allenatori e non per ultimi anche i genitori, ognuno nel proprio ruolo e contesto, comunicando con loro in modo utile alle parti e al processo di crescita dell’atleta stesso (Relazione).

Oltre a questo è fondamentale riconoscere il ruolo centrale dell’energia in noi, legata alla motivazione, che è motore e al contempo carburante del processo di motivazione stessa. 

La nostra energia, come qualsiasi altra tipologia di energia, ha necessità di ricarica. 

Per questo è importante 

1. Riconoscere ed accettare che la nostra energia non è infinita 

2. Riconoscere i momenti di stanchezza e riposare

3. Riconoscere la necessità di ricaricarsi: con le attività che ci fanno stare bene, riconoscendo i nostri successi (anche i più piccoli) in ambito sportivo e non solo, dando il giusto spazio ai diversi elementi della nostra vita. 

La motivazione, per concludere, passa anche e soprattutto per il benessere dell’atleta, elemento in cui noi di SMA crediamo profondamente. Senza benessere non vi è motivazione, senza benessere non vi è successo. 

In Sport Mindset Agency sosteniamo il tuo benessere. 

Dr.ssa Manuela Ermacora

La preparazione mentale è per tutti: bambini, adulti, amatori e non solo agonisti. Perché lo sport è prima di tutto benessere

La preparazione mentale non è solo per atleti professionisti: è utile a bambini, adulti e amatori di ogni livello. Scopri perché lo sport è prima di tutto benessere e come il mental training migliora motivazione e piacere nel movimento.

Quando si parla di psicologia dello sport, molti immaginano atleti professionisti, grandi palcoscenici, competizioni ad alta pressione.
In realtà, la preparazione mentale è uno strumento prezioso anche, e soprattutto, per chi pratica sport per piacere, benessere, equilibrio personale.

Che tu sia un bambino che inizia una nuova disciplina, un adulto che corre per scaricare lo stress, o un amatore che si allena quando gli impegni lo permettono, la mente influenza profondamente il modo in cui vivi lo sport.

La preparazione mentale non serve solo a vincere o raggiungere obiettivi ambiziosi.
Serve a stare bene, a costruire un rapporto sano con il proprio corpo, a trovare motivazione, costanza e serenità.
E quando il benessere cresce, la performance, grande o piccola che sia, segue naturalmente.

Preparazione mentale: non è solo per chi gareggia ad alto livello

Uno dei miti più diffusi è che la preparazione mentale sia riservata agli atleti d’élite.
È un’idea che nasce dal fatto che spesso se ne sente parlare in occasioni sportive importanti, quando l’aspetto psicologico diventa determinante.

Ma la verità è un’altra:

  • chiunque pratichi sport vive emozioni, tensioni, aspettative;
  • chiunque può provare calo di fiducia, paura di sbagliare, difficoltà di motivazione;
  • chiunque può trarre beneficio da strumenti per gestire lo stress e ritrovare il proprio equilibrio sia nello sport che nella vita quotidiana.

La psicologia dello sport non è “riparativa” ma preventiva, educativa e di supporto al benessere globale.

Per chi è davvero utile la preparazione mentale?

1. Bambini e ragazzi che iniziano a fare sport

Per i più giovani, lo sport è un laboratorio emotivo straordinario: imparano a gestire frustrazione, entusiasmo, errori, confronti, responsabilità.
La preparazione mentale li aiuta a:

  • vivere lo sport con leggerezza e divertimento;
  • sviluppare fiducia nelle proprie capacità;
  • capire e gestire le emozioni;
  • affrontare meglio i cambiamenti e le sconfitte.

2. Adulti che praticano sport per hobby o benessere

Molti adulti fanno sport per:

  • ricaricarsi,
  • scaricare tensioni,
  • ritagliarsi un tempo personale,
  • migliorare forma fisica e salute.

La preparazione mentale rende questa esperienza più consapevole e gratificante, aiutando a:

  • mantenere motivazione e costanza,
  • ridurre ansia e autocritica,
  • ritrovare equilibrio tra impegni e allenamento,
  • vivere l’attività fisica come spazio di cura personale.

3. Amatori di qualsiasi livello

Che ci si alleni una volta alla settimana o cinque, il lavoro mentale aiuta a:

  • affrontare meglio la fatica;
  • superare blocchi o paure (come l’ansia da gara amatoriale);
  • stabilire obiettivi realistici e personali;
  • godersi il percorso senza pressioni.

4. Atleti che rientrano dopo un infortunio

L’infortunio non è mai solo fisico:
ha un impatto emotivo forte, che può includere paura, frustrazione, perdita di fiducia.
La preparazione mentale aiuta a:

  • ricostruire gradualmente la sicurezza;
  • gestire apprensioni e timori di ricaduta;
  • sostenere la motivazione in un momento delicato.

5. Chi vive la pratica sportiva “a fasi”

Molti alternano periodi di grande motivazione a momenti di blocco o stanchezza psicologica.
Il lavoro mentale aiuta a capire questo ciclo e ritrovare un ritmo sostenibile, senza giudizio.

Prima il benessere, poi la performance: il cambio di paradigma

Perché il benessere migliora la performance

Spesso si pensa che per migliorare la performance si debba “spingere di più”, essere più rigidi, più esigenti. In realtà, la scienza e l’esperienza sul campo mostrano l’opposto: un atleta sereno, motivato e in contatto con il proprio corpo performa meglio.
Quando il focus è sul benessere si sviluppano:

  • una migliore gestione delle emozioni;
  • maggiore fiducia;
  • capacità di restare presenti;
  • più tolleranza agli errori;
  • maggiore resilienza psicologica.

La performance non è un obiettivo da inseguire, ma una conseguenza naturale di un processo sano.

Lo sport come spazio personale, non competizione

Per molti, lo sport rappresenta:

  • una pausa dalla frenesia quotidiana;
  • un modo per liberare la mente;
  • uno spazio per sentirsi competenti, autonomi, vivi.

Il lavoro mentale ha l’obiettivo di custodire e valorizzare questo spazio, evitando che ansia, aspettative o confronti lo rendano pesante.

Non serve avere grandi obiettivi per meritare supporto psicologico nello sport.
Serve solo il desiderio di stare bene mentre ci si muove.

Tecniche di mental training semplici e adatte a tutti

Ecco alcune pratiche efficaci anche per chi fa sport a livello amatoriale:

  • Respirazione e grounding
    Utilissime per gestire ansia pre-allenamento o pre-gara amatoriale.
    • Visualizzazione “gentile”
      Immaginare sensazioni positive, non solo risultati: calma, fluidità, fiducia.
    • Routine pre-allenamento
      Anche una routine di pochi minuti può aiutare ad “entrare nel proprio spazio”.
    • Self-talk non giudicante
      Sostituire pensieri rigidi con frasi che sostengono, non che bloccano.
    • Goal setting “realistico e personale”
      Obiettivi che rispettano i propri tempi, la propria vita, la propria energia.

I benefici per chi pratica sport a livello amatoriale

  • Più motivazione e costanza
  • Minor stress e maggior piacere nell’allenamento
  • Migliore relazione con il corpo
  • Riduzione del rischio di infortuni (grazie a una maggiore consapevolezza)
  • Gestione più equilibrata dei ritmi di vita
  • Incremento del benessere generale

Chi lavora anche sulla mente si allena meglio, si ascolta di più, si gode il movimento.

Conclusione

La preparazione mentale non è una questione di livelli, medaglie o agonismo.
È una forma di cura personale, un modo per vivere lo sport con autenticità, serenità e piacere.

Aiuta a stare bene prima di tutto: con il proprio corpo, con le proprie emozioni e con il proprio modo unico di muoversi nel mondo.

E quando si sta bene, anche la performance, qualunque sia il livello, trova naturalmente il suo spazio.

Se vuoi approfondire come la preparazione mentale può accompagnare te, i tuoi figli o il tuo team, o se desideri iniziare un percorso personalizzato, puoi contattarci: sarà un piacere costruire insieme il modo più sano e motivante di vivere il tuo sport.

Dott.ssa Federica Cominelli – SMATeam

Quando il trauma incontra l’EMDR

Quando il trauma incontra l’EMDR

Il valore del lavoro in équipe nella riabilitazione mentale di un calciatore d’élite

Nel mondo del calcio professionistico, la narrazione più diffusa ruota attorno ai gol, ai record e alla gloria. Ma c’è una parte della storia che raramente trova spazio: quella che inizia quando il corpo si rompe, la carriera si interrompe e la mente rimane sola con un ricordo che brucia.

È in quei momenti che il lavoro psicologico diventa fondamentale.
Ed è proprio in questa fase delicata che un calciatore riconosciuto — figura nota e rispettata nell’ambiente, con un passato ad alto livello — ha scelto di rivolgersi a noi.

Non citeremo il nome per ragioni di privacy, ma il suo percorso merita di essere raccontato, perché rappresenta ciò che lo sport raramente mostra: la rinascita interiore di un atleta dopo un trauma.

Un crociato rotto non è solo un infortunio: è una frattura nella fiducia

L’infortunio non lascia solo un segno sul ginocchio, segna un prima e un dopo, come una linea invisibile che divide ciò che l’atleta era da ciò che teme di non poter più essere.

Paura di rifarsi male.
Paura di non essere più all’altezza.
Paura di deludere.

Sono emozioni che non si vedono nei referti medici, ma che restano impresse nel corpo, nelle immagini mentali, nei ricordi intrusivi.
E per affrontarle serve molto più della fisioterapia: serve un lavoro integrato, profondo, competente.

Ecco perché, quando è entrato nel nostro studio SMA di Milano ha trovato una squadra per la sua mente, per la sua storia, per la sua identità sportiva.

Tra psicoterapia e EMDR 

Martedì 18 novembre 2025 abbiamo registrato — con il suo consenso — parti selezionate della seduta di EMDR. L’obiettivo è quello di mostrare cosa significa davvero lavorare sul trauma nello sport. La tecnica EMDR, uno strumento riconosciuto a livello internazionale per la rielaborazione dei traumi, ha l’obiettivo di ridurre la carica emotiva legata all’infortunio, trasformando quelle immagini dolorose in ricordi meno disturbanti. Lavorare sulle credenze negative (“sono finito”) e sostituirle con cognizioni funzionali (“mi fido del mio corpo”, “sto tornando forte”).
Rimettere in dialogo corpo ed emozioni.

La sessione dedicata all’integrazione sportiva era finalizzata a:
• riconoscere i segnali di fiducia corporea
• introdurre routine mentali pre-gara
• lavorare sull’identità dell’atleta post-infortunio
• preparare il ritorno in campo anche dentro di sé

Perché un crociato rotto guarisce in mesi. Ma la fiducia prende più tempo.
E va allenata con la stessa cura (se non di più) riservata alla forza, alla tecnica, alla tattica.

Il valore del lavoro in équipe: nessuno si rialza da solo

In SMA crediamo profondamente che il miglior risultato nasca dalla sinergia tra professionisti. Non esiste una sola figura che possa accompagnare da sola un atleta attraverso un trauma complesso.
Serve la psicologia per ricostruire fiducia, routine e identità. È in questo spazio di collaborazione che nasce il vero cambiamento: nell’unione di competenze diverse, nel dialogo continuo, nella capacità di guardare l’atleta come persona nella sua interezza.

E il nostro lavoro con questo calciatore lo dimostra: non stiamo accompagnando solo un ginocchio verso la guarigione. Stiamo accompagnando un uomo, la sua storia sportiva, il suo coraggio, la sua voglia di tornare.

La ricerca lo conferma: la mente può ostacolare la guarigione, ma può anche accelerarla in modo sorprendente quando viene coinvolta nel modo giusto.

Il trauma non è una debolezza. È una cicatrice che può diventare un punto di forza, se rielaborata. Il nostro obiettivo, come équipe, non è cancellare ciò che è accaduto.
È cambiare il significato che ha per l’atleta. Perché ogni storia di ritorno non inizia dal fisico che recupera, ma dalla mente che decide di fidarsi di nuovo.

SMAteam — Psicologia dello Sport, Psicoterapia, Ricerca, Formazione
Dove lo sport incontra la mente. Dove la prestazione incontra la persona. Dove ogni atleta può rinascere più forte di prima.

Moseley, G. L., & Butler, D. S. (2020). Explain Pain Supercharged. NOI Group.

Korn, D. L. (2009). “EMDR and Performance Enhancement: Use of EMDR Protocols with Athletes.” Journal of EMDR Practice and Research, 3(4), 248–257.

Shapiro, F. (2018). Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) Therapy: Basic PrinciplesProtocols, and Procedures. Guilford Press.

Dott.ssa Elena Uberti e Dott.ssa Martina Manzoni – SMAteam

SMA OLIMPICA a Tokyo

Il valore del lavoro condiviso tra lo SMAteam e lo staff azzurro

La delegazione italiana è arrivata a Tokyo.
Le Deaflympics stanno per iniziare e l’energia nel gruppo è fortissima. Questo evento, in programma dal 15 al 26 novembre 2025, rappresenta uno dei momenti più significativi per lo sport, con la partecipazione di 90 nazioni e della nostra FSSI, presente con oltre 150 persone tra atleti, tecnici e dirigenti.

Per l’Italia, le Deaflympics non sono un appuntamento come gli altri: la nostra tradizione parla di 384 medaglie totali accumulate dal 1924 a oggi. Ma ogni edizione è nuova, diversa, unica.
Quest’anno, ancora più che in passato, abbiamo costruito un percorso preparatorio in cui mente, relazione e consapevolezza sono stati elementi centrali.

Il nostro ruolo: essere parte dello staff, non un supporto esterno

La presenza di SMA all’interno della delegazione non è un’aggiunta, ma una componente integrata nello staff, allineata con allenatori, preparatori e dirigenti.

Il nostro obiettivo è chiaro: creare le condizioni psicologiche e relazionali che permettono agli atleti di esprimere il proprio potenziale in un contesto altamente complesso come quello delle Deaflympics.

Lo facciamo attraverso:

  • monitoraggio del clima di squadra
  • facilitazione della comunicazione interna
  • gestione dell’attivazione mentale
  • continuità delle routine consolidate durante l’anno
  • attenzione alle dinamiche emotive nei momenti di pressione
  • coordinamento quotidiano con allenatori e tecnici

La nostra funzione non è “intervenire nel momento critico”, ma lavorare sul processo, dare significato, facilitare adattamento e concentrazione.

Una preparazione costruita negli allenamenti e nei raduni

L’avvicinamento alle Deaflympics 2025 è passato attraverso diversi raduni federali, momenti fondamentali per osservare e potenziare il lato mentale della performance.

Tra questi, il raduno di Ferrara del 18 ottobre ha rappresentato un punto fondamentale: un’intera mattinata in cui atleti e staff hanno lavorato su esercitazioni mentali dinamiche, scambi rapidi, cambi di scenario e richieste situazionali crescenti.

In quel contesto, la psicologia dello sport ha avuto un ruolo preciso:

  • osservare come gli atleti reagivano agli imprevisti
  • analizzare la comunicazione soprattutto non verbale
  • monitorare l’attenzione nei passaggi rapidi da un compito all’altro
  • costruire insieme allo staff strategie di supporto mentale replicabili in gara

Il lavoro fatto in raduno è stato il terreno su cui abbiamo costruito poi le routine e gli adattamenti individuali che ora, a Tokyo, ritroviamo nelle pratiche quotidiane.

Tokyo: un contesto impegnativo, un’opportunità straordinaria
La delegazione italiana gareggerà accanto a migliaia di atlete e atleti da tutto il mondo, in un programma che prevede 21 discipline complessive, con l’Italia impegnata in 9 sport. La cerimonia di apertura del 15 novembre darà ufficialmente il via a questo viaggio. Un viaggio fatto di sfide, emozioni, momenti di euforia e momenti di complessità. Noi siamo qui per questo: per accompagnare atleti e staff dentro un percorso che va oltre il risultato.

Perché un gruppo funziona quando ogni parte si sente sostenuta, compresa, rappresentata. E oggi, più che mai, siamo orgogliosi di esserci.

La delegazione italiana è pronta.
Noi ci siamo.
Forza azzurri! 💙🇮🇹

Per aggiornamenti o materiali SMA:
📩 info@smateam.it

Di Elena Uberti – Psicoterapeuta e Psicologa dello Sport SMA

Dalla pressione alla fiducia: come trasformare le aspettative in obiettivi concreti


Quando le aspettative diventano eccessive o poco realistiche, il rischio è quello di perdere il controllo sulla propria prestazione.
Molti atleti riferiscono che il momento di maggiore ansia è “prima di cominciare”, quando la mente è piena di frasi come “non posso sbagliare”, “devo vincere”.

Uno degli strumenti più efficaci per trasformare la pressione in direzione è il goal setting, cioè la definizione di obiettivi SMART (Specifici, Misurabili, Accessibili, Realistici, Temporizzati).
Passare da un’aspettativa astratta (“devo vincere”) a un piano d’azione concreto (“voglio migliorare la mia gestione della partenza e restare concentrato fino alla fine”) significa riprendere il controllo.

Questo tipo di lavoro è al centro dei percorsi che SMAteam propone con atleti e squadre:
durante le sessioni individuali o di gruppo, aiutiamo sportivi di ogni età a ridefinire i propri obiettivi, distinguendo ciò che è controllabile (impegno, atteggiamento, preparazione) da ciò che non lo è (risultato, giudizio altrui).

Attraverso esercizi di self-talk positivo, visualizzazioni e tecniche di regolazione emotiva, gli atleti imparano a costruire un dialogo interno funzionale.
Frasi come “posso imparare da questo” o “respiro e riparto” diventano strumenti di stabilità mentale, non semplici slogan.

Nei progetti con le società sportive, SMAteam lavora anche con allenatori e genitori, affinché il linguaggio e le aspettative dell’ambiente siano coerenti con la crescita dell’atleta.
Quando l’intero sistema sportivo – staff, famiglia e atleta – impara a condividere obiettivi chiari e flessibili, la prestazione non è più vissuta come un esame, ma come un percorso di sviluppo personale.

💬 Allenare la mente non significa eliminare la pressione, ma imparare a trasformarla in fiducia, direzione e consapevolezza.

Di Chiara Feno e Elena Uberti psicologi dello sport di SMATeam

Le aspettative nello sport: pressione o stimolo motivazionale?

Le aspettative sono una presenza costante nel mondo sportivo: quelle che l’atleta ha verso se stesso, quelle dei genitori, degli allenatori, dei compagni e, nei casi più esposti, dei tifosi.
In adolescenza – fase in cui l’identità è ancora in costruzione e il bisogno di approvazione è intenso – il peso delle aspettative può amplificarsi fino a incidere sul benessere psicologico e sulla prestazione.

Ma le aspettative sono sempre una forma di pressione?
Oppure, se gestite con consapevolezza, possono diventare un potente stimolo motivazionale?

Le aspettative rappresentano le anticipazioni di risultato che ciascun atleta formula rispetto a sé o agli altri.
Possono essere realistiche o idealizzate, esplicite o implicite, e influenzano direttamente la percezione di autoefficacia, la motivazione intrinseca, la gestione dell’ansia e la performance effettiva.

👉 Quando diventano prescrittive (“non puoi sbagliare”), generano paura e rigidità.
👉 Quando invece sono orientate al processo (“fai del tuo meglio”, “impara da ogni gara”), alimentano fiducia e motivazione.

Il punto, quindi, non è eliminare le aspettative, ma educarle.
Aiutare atleti e allenatori a riconoscerle e trasformarle in strumenti di crescita è uno dei lavori che come SMAteam portiamo avanti quotidianamente all’interno delle società sportive e nei percorsi individuali.
Attraverso incontri, esercitazioni e confronti condivisi, accompagniamo gli atleti a comprendere da dove nascono le loro aspettative, come queste influenzano il dialogo interno e come possono essere trasformate in obiettivi concreti e realistici.

Nel lavoro sul campo, spesso osserviamo che un atleta in difficoltà non è “demotivato”, ma semplicemente imbrigliato in aspettative rigide – proprie o altrui – che lo allontanano dal piacere di giocare e dalla libertà di migliorarsi.

Allenare una mente flessibile significa restituire all’atleta la possibilità di scegliere come interpretare la pressione: non come un peso, ma come un segnale di importanza, una spinta a dare senso all’impegno quotidiano.

🎯 Le aspettative non vanno combattute: vanno comprese, educate e trasformate in fiducia.

Di Chiara Feno & Elena Uberti psicologi dello sport di SMAteam

Favorire l’autonomia nello sport e nella vita: crescere con fiducia dentro e fuori dal campo

Nel mondo sportivo, “autonomia” è una parola spesso citata ma raramente compresa fino in fondo.
Si tende a confonderla con l’indipendenza, come se crescere significasse fare da soli.
In realtà, l’autonomia è una competenza che si costruisce nel tempo, insieme, dentro relazioni che sostengono, non che sostituiscono.

Durante l’incontro SMA Open Academy dedicato ai genitori, abbiamo scelto di partire da un “patto d’aula” semplice ma potente: “non cerchiamo risposte giuste, ma domande utili.” Domande che spingono a fermarsi, ad ascoltare, a chiedersi:
Quanto controllo, quanta fiducia, quanta libertà sto lasciando a mio figlio?

L’autonomia come obiettivo educativo

“L’autonomia è un obiettivo educativo, non un punto di partenza. E si costruisce insieme, nel tempo.” Da questa frase la condivisione di un caso pratico e poi la riflessione del gruppo.
“Ogni volta che un adulto interviene per evitare una frustrazione, ruba un pezzetto di autostima.” (Donald Winnicott, 1965)

Le strategie SMA per l’autonomia

Durante l’incontro, sono emerse 4 strategie pratiche da portare a casa:

1. Lasciare spazio di scelta e responsabilità (es. preparare il materiale).

2. Allenare la gestione dell’errore come occasione di apprendimento.

3. Usare il linguaggio della fiducia: “Credo che tu possa farcela da solo.”

4. Stabilire piccole responsabilità settimanali.

Open Academy: crescere insiemel’incontro fa parte del progetto SMA Open Academy, un percorso formativo rivolto non solo ad atleti e allenatori, ma anche ai genitori, protagonisti fondamentali del clima educativo nello sport. Attraverso momenti esperienziali,una volta al mese, riflessioni condivise e strumenti concreti, SMA promuove una cultura sportiva basata su fiducia, autonomia e consapevolezza.

Perché, come ricordiamo spesso in SMA: Un atleta cresce forte quando intorno a lui crescono anche gli adulti che lo accompagnano.”

Per ricevere i materiali dell’incontro o conoscere le prossime date del percorso genitori, scrivici a info@smateam.it

Elena Uberti – Psicoterapeuta e Psicologa dello Sport

Self-Compassion: la forza silenziosa che migliora performance e benessere nello sport

Nel mondo sportivo, la resilienza, la disciplina e la determinazione sono qualità celebrate e incoraggiate. Tuttavia, una risorsa mentale potente e spesso sottovalutata può fare la differenza nel percorso di un atleta: la self-compassion, ovvero la capacità di trattarsi con gentilezza, comprensione e rispetto anche nei momenti di errore o difficoltà.

Essere compassionevoli con se stessi non significa abbassare le proprie aspettative o “mollare”. Significa, invece, allenare la mente a rispondere alle difficoltà con comprensione, equilibrio e rispetto, invece che con durezza e autocritica. È l’atteggiamento che permette di rialzarsi dopo una sconfitta, di imparare da un errore e di mantenere la fiducia nei propri mezzi anche nei momenti più complessi.

Secondo Kristin Neff, psicologa e ricercatrice statunitense, riconosciuta a livello internazionale come la principale studiosa di questo argomento, questa competenza si fonda su tre dimensioni fondamentali:

• Gentilezza verso se stessi (Self-kindness) vs Giudizio verso se stessi (Self-judgment)Accogliere i propri errori e limiti con comprensione e calore, anziché con critica o durezza.

• Umanità comune (Common humanity) vs Isolamento (Isolation)
Riconoscere che fallimenti e momenti difficili fanno parte dell’esperienza umana condivisa: non siamo soli in ciò che proviamo.

• Mindfulness vs Identificazione eccessiva (Over-identification)
Restare presenti e consapevoli delle emozioni, senza negarli né farsi travolgere da esse.

Nel contesto sportivo, questi tre atteggiamenti si traducono nella capacità di reagire con lucidità agli erroriaccettare le fasi di calo o gli infortuni, e ritrovare rapidamente concentrazione e fiducia.

Cosa dice la ricerca

La letteratura scientifica recente conferma che la self-compassion può influenzare positivamente il benessere e la performance sportiva.
Alcuni studi chiave mostrano che:

• Interventi brevi basati su esercizi di scrittura e consapevolezza aumentano i livelli di self-compassion e riducono ansia, autocritica e paura di fallire (Mosewich et al., 2013).

• Atleti con alti livelli di self-compassion mostrano un miglior recupero emotivo e fisiologico dopo errori o sconfitte, con una maggiore variabilità della frequenza cardiaca e minori pensieri maladattivi (Ceccarelli et al., 2019).

• Programmi di self-compassion online hanno migliorato la resilienza e la percezione di efficacia in atleti universitari, diminuendo i livelli di stress e paura dell’autocompassione (Barczak & Eklund, 2023).

• Nei giovani atleti, la self-compassion si associa a minori sintomi di burnout e maggiore equilibrio emotivo (Killham et al., 2018).

In sintesi: la self-compassion non indebolisce la motivazione, ma la rafforza.
Permette di affrontare la pressione con mente lucida e cuore saldo, trasformando ogni errore in opportunità di apprendimento.

Essere atleti compassionevoli non significa essere meno competitivi. Significa essere più resilienti, più centrati, più efficaci.
Allenare la self-compassion si può? Si, ed è come costruire un muscolo invisibile: quello che ti sostiene nei momenti di incertezza, che ti fa respirare quando tutto sembra andare storto, che ti ricorda chi sei anche quando il risultato non arriva.

Ed è proprio questo che lo psicologo dello sport, in SMA, può aiutarti a fare, perché allenare la self-compassion significa costruire una forza interiore duratura, capace di sostenere performance e benessere nel tempo.

E tu riesci a trattarti con la stessa comprensione che riserveresti ad un compagno/a di squadra o ad un amico/a?

Camilla Cavina – Consulente SMAteam

Bibliografia:
Barczak, N., & Eklund, R. C. (2023). RESET: An online self-compassion intervention for collegiate athletesPsychology of Sport and Exercise, 65, 102343. 

Ceccarelli, L., Giuliani, M., Buratta, L., & Cifone, M. G. (2019). Self-compassion and psychophysiological recovery after sport failureInternational Journal of Psychophysiology, 144, 1–8. 

Killham, M. E., Mosewich, A. D., Mack, D. E., Gunnell, K. E., & Ferguson, L. J. (2018). The roleof self-compassion in the self-regulation of motivation and well-being among young womenathletesSport, Exercise, and Performance Psychology, 7(4), 371–386. 

Mosewich, A. D., Crocker, P. R. E., Kowalski, K. C., & DeLongis, A. (2013). Applying self-compassion in sport: An intervention with women athletesJournal of Sport and ExercisePsychology, 35(5), 514–524.

Nikefobia: Quando il successo attiva le nostre paure più profonde

In realtà, uscendo dall’immaginario comune e dalle fantasie collettive ed entrando nelle vite degli atleti e delle persone che praticano sport a livello agonistico, la vittoria può fare paura.

Si chiama Nikefobia, deriva dal greco (Nike = vittoria e Phobia = paura) e si manifesta quando la prospettiva di un successo provoca così tanta paura da portare la persona ad auto-boicottarsi poco prima di raggiungerlo o subito dopo averlo conseguito.

Ma come può il successo innescare paura?

Innanzitutto, dobbiamo ricordarci che, come esseri umani, siamo molto più emotivi che razionali. Lo spiega molto bene il neuroscienziato Koch (2012) affermando che per l’80% siamo composti di dinamiche percettivo-emotive e per il 20% di dinamiche coscienti. Questo significa che nella nostra quotidianità si possono innescare meccanismi di difesa emotiva che non sono coscienti ma che sono fondamentali per proteggere la nostra integrità psichica. I cambiamenti, belli o brutti che siano, sono potenziali minacce al nostro equilibrio psico-emotivo, perciò, per quanto assurdo possa sembrare, la vittoria intesa come grande cambiamento può innescare più paura che desiderio.

Quindi, in questo senso, la Nikefobia non è un fenomeno assurdo o illogico, bensì un meccanismo biopsicologico naturale, che si innesca in modo inconsapevole per evitare e/o rinunciare a qualcosa che potrebbe essere fonte di un potenziale cortocircuito emotivo insostenibile.

La Nikefobia si può manifestare nel pre-gara attraverso gli autosabotaggi (es. infortuni, trascuratezza nella preparazione, calo improvviso della motivazione, tendenza a ripetere sempre gli stessi errori, trascuratezza nella cura delle condizioni facilitanti la prestazione ad es. nutrizione e sonno), oppure molto spesso si manifesta nel post-gara dopo grandi vittorie tanto desiderate attivando quella che viene chiamata “sindrome dell’impostore” ovvero quella sensazione di non essersi meritati quel successo e di non poterlo mai più ripetere.

Siamo di fronte ad un meccanismo irrazionale che può essere affrontato con un percorso individuale di counselling psicologico o di psicoterapia, ma il Mental Training può essere un grande alleato e strumento di prevenzione attraverso l’allenamento alla consapevolezza emotiva.

Abbiamo parlato di come intervenire e come prevenire questo fenomeno nella nostra pillola Academy. Se sei interessato/a ad approfondire puoi acquistarla al seguente link:

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E a te, è mai capitato di aver paura di vincere?

Valentina Marchesi

L’obiettivo per il 2025 che ogni atleta dovrebbe tenere a mente

Se il 2024 è oramai un vivido ricordo nella nostra memoria, abbiamo appena concluso i festeggiamenti di questo giovane e atteso 2025. E come tutti gli inizi che si rispettino la nostra mente si proietta lontano, alza lo sguardo per quello che potrebbe accadere, si interroga sui possibili ostacoli e cerca di intuire i risvolti che il nuovo che avanza porta con sé.

Ognuno di noi vive il cambiamento con emozioni e aspettative diverse. Per qualcuno l’inizio del nuovo anno può essere una ventata di aria fresca: si chiude la porta ad un periodo negativo e ci si apre con entusiasmo e speranza ad un futuro più favorevole. Per qualcun altro può essere fonte d’incertezza ed insicurezza per ciò che verrà, le anticamere della paura di non farcela.

E in tutto questo turbinio di sentimenti, gli atleti come vivono questo periodo di passaggio? Le programmazioni sportive tendono ad alterare la percezione del tempo rispetto al nostro anno solare. Ogni atleta si costruisce una temporalità molto personale, di solito influenzata dalle gare piu importanti dell’anno, dalle giornate del campionato o dagli obiettivi del proprio programma di allenamento. Per alcuni la fine dell’anno coincide con una breve parentesi di stacco e riposo (ma solo dalle gare), mentre per altri rappresenta solo una convenzione obbligata dal calendario che non impatta in alcun modo il proprio sentire.

Sia che tu sei nel primo o nel secondo caso è bene ricordarti un concetto fondamentale per il tuo 2025: il tuo benessere non si fonda unicamente sui tuoi risultati. Dietro quei traguardi ambiziosi che ti sei posto/a c’è prima di tutto una persona, un individuo con i suoi bisogni, le sue necessità e i suoi desideri. Hai ragione questa frase l’avrai sentita un sacco di volte, ma riflettici un attimo…quante volte hai deciso consapevolmente di ascoltarla? E quante volte invece l’hai giudicata in negativo e hai deciso di allontanarla?

Non si può affermare il contrario, la mentalità sportiva richiede disciplina e sacrificio. E chiunque voglia raggiungere dei risultati deve fare i conti con questi due fattori. Eppure dietro a delle richieste così esigenti al tuo corpo e alla tua mente, per forza di cose devi considerare anche l’altro piatto della bilancia, quello che prima o poi ti chiederà indietro il conto (con gli interessi): si tratta del tuo benessere. Non sto parlando di quello a cui pensi quando vai in vacanza e stacchi da tutto, ma di qualcosa di piu profondo e personale, dato dalla sinergia di aree differenti dell’essere umano.

Immagina che il tuo benessere globale sia l’insieme di diverse aree confinanti, che spesso si influenzano tra loro:

  • Il tuo benessere fisico. Riguarda ovviamente il tuo corpo e per prendertene cura serve ascoltarlo realmente, accogliendo le sue fatiche senza chiedergli gli straordinari. Puoi dedicargli del tempo con delle attività rigeneranti, con delle pratiche corporee o diminuendo i tuoi carichi di lavoro.
  • Il tuo benessere nutrizionale. Esatto per stare bene con il tuo corpo hai anche bisogno di nutrirlo con delle abitudini alimentari equilibrate sul lungo periodo (non mi riferisco a diete restrittive o per bruciare piu calorie nei tuoi allenamenti).
  • Il tuo benessere emotivo. Ascoltare ciò che provi è una parte importante del tuo equilibrio. Le emozioni positive e piacevoli arricchiscono la nostra vita, ma non dimenticare di ascoltare anche quelle meno piacevoli. Prenditi uno spazio personale per imparare a conoscerle senza reprimerle. Anche loro ti comunicano qualcosa di importante di te.
  • Il tuo benessere relazionale. È una componente inevitabile per poter stare bene in quanto l’essere umano non può vivere senza relazioni sociali. Dedicare del tempo alle persone per noi importanti è un modo per prenderci cura di questa parte di noi.
  • Il tuo benessere intellettuale. La nostra mente ha bisogno di stimoli per potersi sentire viva ma non per forza dobbiamo cimentarci in attività troppo faticose per farlo. Il primo passo e conoscere i propri interessi e piaceri, dedicandoci attivamente anche solo per pochi minuti al giorno.
  • Il tuo benessere spirituale. Anche questa area è parte del nostro equilibrio e non serve essere religiosi per poterla coltivare. Riguarda la nostra parte più profonda, quella che richiede una riflessione su noi stessi e sulla nostra esistenza. La meditazione è una pratica molto potente per connetterci con noi stessi, ma anche il vivere a contatto con la natura ci permette di prenderci cura del nostro io più interiore.

Se pensavi che bastassero i tuoi obiettivi a portarti un equilibrio globale probabilmente sarai rimasto deluso. Ma c’è una buona notizia! Non sei obbligato a fare tutto e subito, anzi…questo momento dell’anno può essere molto importante per riflettere su come coltivare il tuo benessere in queste aree. Alcune di queste ti saranno chiare e saprai come soddisfarle da subito e magari per altre avrai bisogno di più tempo. Ma per questo, per fortuna, il tempo ci viene in aiuto perché sei proprio all’inizio del nuovo anno. E non c’è momento migliore per iniziare a prenderti cura di te stesso, non solo come atleta o come sportivo, ma soprattutto come essere umano.

 

Andrea

Vacanze di Natale: tra bilanci di metà stagione e ricarica psicofisica

In questo articolo esploreremo come le vacanze natalizie possano essere un’opportunità per il recupero, come integrarle nella preparazione psicologica e fisica dell’atleta e come il goal setting possa essere un alleato fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi sportivi.

Le vacanze natalizie rappresentano un’opportunità unica per gli atleti di staccare dalla routine quotidiana, di ricaricare le energie mentali e fisiche e di riflettere sui propri obiettivi a lungo termine. Questo periodo di pausa, se affrontato correttamente, può contribuire in modo significativo al recupero psico-fisico e alla pianificazione efficace del futuro, attraverso il processo di goal setting.
Il recupero psico-fisico è un processo fondamentale per ottimizzare le performance sportive. Durante l’anno, gli atleti si sottopongono a stress fisici e mentali continui, legati a intensi allenamenti, competizioni e pressioni psicologiche. Le vacanze natalizie, caratterizzate generalmente da un rallentamento delle attività sportive, rappresentano una finestra temporale ideale per rinnovare le energie. Tuttavia, affinché questo recupero sia effettivo, è importante che gli atleti sfruttino il tempo in modo strategico, cercando di bilanciare il riposo fisico con attività che favoriscano il benessere mentale.

Durante il periodo natalizio, il corpo ha bisogno di una pausa dagli allenamenti intensi. Ciò non significa un completo abbandono dell’attività fisica, ma piuttosto una riduzione dell’intensità e una maggiore attenzione al riposo e al recupero. L’attività fisica leggera o le tecniche di visualizzazione possono essere utili per mantenere una routine sportiva senza sovraccaricare il sistema muscolare e articolare. In questo contesto, anche il sonno gioca un ruolo cruciale nel recupero fisico, poiché consente la rigenerazione cellulare e il miglioramento delle performance future.

Le vacanze natalizie sono anche un’occasione per “reset” mentale. Gli atleti possono approfittare di questo periodo per distogliere l’attenzione dalle sfide agonistiche e concentrarsi su attività piacevoli che stimolano il benessere psicologico. Le tecniche di rilassamento, come la meditazione o la mindfulness, possono ridurre lo stress e migliorare la gestione delle emozioni, aumentando la resilienza mentale. Inoltre, questo tempo di pausa permette agli atleti di riflettere sui progressi fatti durante l’anno, di recuperare la motivazione e di ridefinire gli obiettivi per la stagione successiva.

Il goal setting è una delle tecniche psicologiche più efficaci per il miglioramento delle performance in ambito sportivo. Durante le vacanze natalizie, gli atleti hanno l’opportunità di riflettere sui propri successi e sui punti di miglioramento emersi fino a questo punto della stagione sportiva, di rivalutare gli obiettivi raggiunti e di pianificare quelli per il futuro.

Le vacanze natalizie sono il momento ideale per fare un bilancio della stagione sportiva trascorsa. Questo processo di riflessione consente agli atleti di comprendere se e come gli obiettivi stabiliti all’inizio dell’anno siano stati raggiunti, e di analizzare le difficoltà incontrate. Un’analisi obiettiva dei propri successi e insuccessi aiuta a comprendere quali strategie hanno funzionato e quali aspetti necessitano di una ridefinizione. Questo periodo di “autoconsapevolezza” può essere anche un’opportunità per festeggiare i successi, rafforzando l’autoefficacia e la motivazione. Una volta esaminato l’anno passato, gli atleti possono concentrarsi sulla definizione di obiettivi per la nuova stagione. Gli obiettivi, per essere efficaci, dovrebbero essere SMART (Specifici, Misurabili, Achievable – raggiungibili, Realistici, T emporali), in modo da fornire una direzione chiara e una motivazione costante.

Gli atleti possono anche prendersi il tempo per scrivere i propri obiettivi a lungo termine, integrandoli con obiettivi a breve e medio termine che li guideranno nel percorso di crescita. Una volta definiti gli obiettivi, è fondamentale pianificare le azioni necessarie per raggiungerli. Questo periodo di stop offre l’opportunità di sviluppare strategie, individuando le risorse necessarie (tempo, supporto, allenamenti specifici) e le potenziali difficoltà da affrontare. La pianificazione aiuta a ridurre l’ansia legata agli obiettivi e a creare un percorso che possa portare al successo. La pianificazione strategica è cruciale anche per evitare il burnout, poiché consente di integrare momenti di recupero durante l’anno e di bilanciare allenamenti e competizioni.

Le vacanze natalizie dunque rappresentano un periodo cruciale per il recupero psico-fisico degli atleti. Approfittando di questo tempo di pausa, gli atleti possono rigenerarsi mentalmente e fisicamente, rafforzando la loro motivazione e preparandosi al meglio per la stagione successiva. Il goal setting, combinato con il recupero fisico e psicologico, può essere uno strumento potente per indirizzare la crescita sportiva e mantenere alta la motivazione durante l’intero anno. Affrontare le vacanze con una mentalità strategica e orientata al benessere complessivo aiuterà gli atleti a raggiungere nuove vette di successo nel loro percorso sportivo.

Buone vacanze a tutti!!

 

Chiara Feno

Non solo corpo, ma anche mente: prepara il tuo 2025 con la forza della consapevolezza e della resilienza.

Le festività natalizie sono un periodo speciale, vero? Ma per tanti atleti e appassionati di sport, possono diventare anche una specie di trappola. Le routine quotidiane vengono stravolte, i ritmi si allentano e diventa più facile lasciare da parte l’allenamento fisico. Però, è proprio in questi momenti che il lavoro mentale può fare davvero la differenza. Allenare la mente non solo aiuta a mantenere alta la motivazione, ma migliora anche le prestazioni, sia nello sport che nella vita di tutti i giorni. Quindi, tra i buoni propositi per il nuovo anno, aggiungi anche l’allenamento mentale!

A volte, quando si parla di allenamento, pensiamo subito a ore passate in palestra o a correre sul campo. Ma la realtà è che la mente è spesso il vero protagonista. Non è solo una questione di corpo, ma anche di come reagiamo e affrontiamo le emozioni, che poi si riflettono in campo.

Invece, allenare la mente ti permette di diventare più consapevole, di riconoscere queste sensazioni e, soprattutto, di imparare a gestirle. Non è magia, è pratica! Tecniche come la mindfulness, la respirazione profonda e la visualizzazione ti aiutano a restare concentrato, calmo e a rimanere in carreggiata, anche quando tutto intorno a te sembra in movimento. Dedicare solo pochi minuti al giorno a questi esercizi può aiutarti tantissimo in questo nuovo anno, sia nello sport, sia nella vita di tutti i giorni.

Quando si parla di allenamento mentale, tanti atleti di successo ci hanno dimostrato quanto sia importante. Noah Lyles, uno degli sprinter più talentuosi degli ultimi anni, ha parlato spesso dell’importanza della visualizzazione nella sua preparazione. Fuori dal campo, dedica tempo a visualizzare ogni fase della sua corsa: il movimento delle gambe, la spinta dai blocchi di partenza, la postura e la velocità che deve mantenere. La visualizzazione non è solo un esercizio mentale per lui, ma una vera e propria strategia per prepararsi al meglio. Quando è sulla linea di partenza, sa già cosa fare, come muoversi e come reagire a qualsiasi difficoltà che potrebbe presentarsi. Lyles ha anche affermato che la visualizzazione lo aiuta a entrare in uno stato di flusso, dove il suo corpo e la sua mente sono completamente sincronizzati. Non è solo un modo per prepararsi, ma una parte fondamentale del suo allenamento quotidiano. La sua abilità di vedere il suo successo prima ancora che accada è una delle chiavi che lo rendono un campione.

Kimi Räikkönen, soprannominato “Iceman”, è famoso per la sua calma glaciale in pista, che lo ha reso un pilota temuto e ammirato. La sua capacità di rimanere impassibile anche nelle situazioni più ad alta pressione non è solo una caratteristica naturale, ma il risultato di un allenamento mentale costante. Kimi ha sempre integrato la meditazione nella sua routine, utilizzandola per mantenere il controllo mentale e ridurre lo stress durante le gare. Questo gli ha permesso di affrontare ogni sfida con lucidità, senza farsi sopraffare dalle emozioni. La sua concentrazione e serenità sono state fondamentali per il suo successo, rendendolo un “uomo di ghiaccio” tanto dentro quanto fuori dalla pista.

In fondo, allenare la mente è forse l’aspetto più potente del miglioramento, sia nello sport che nella vita. Durante le festività, tra una mangiata e l’altra, può essere facile dimenticare quanto sia importante prendersi cura di noi stessi anche mentalmente. Ma proprio nei momenti di relax e di pausa, può esserci la possibilità di rinforzare quella mente che ti sosterrà nel raggiungere i tuoi obiettivi. E se con l’inizio del nuovo anno vuoi aggiungere un proposito, fallo! Dedica ogni giorno un po’ di tempo al lavoro mentale e vedrai che ne raccoglierai i frutti, non solo nelle gare, ma anche nel tuo quotidiano.

Allenare la mente non è solo una questione di concentrazione e meditazione silenziosa: anche la tecnologia può essere un’alleata incredibile. Le app di meditazione e mindfulness sono perfette per chi vuole migliorare la propria concentrazione e ridurre lo stress senza rinunciare alla comodità del telefono. Se sei uno “smanettone” che non riesce a staccare dallo smartphone, queste app ti aiuteranno a dedicare anche solo qualche minuto al giorno al benessere mentale:

Headspace: Perfetta per i neofiti della meditazione, con sessioni guidate facili da seguire.

Calm: Un pacchetto completo per il rilassamento, con meditazioni, suoni rilassanti e anche racconti per dormire meglio.

Insight Timer: Un’app gratuita che offre meditazioni di ogni tipo, dalle più semplici a quelle più avanzate.

Insomma, se vuoi allenare la mente, oggi c’è un’app per tutto. E non devi nemmeno uscire di casa!

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