Come si riconosce un atleta forte mentalmente?
È una domanda che mi sono sentito fare tante volte, da atleti, allenatori, genitori, colleghi. Una domanda semplice all’apparenza, ma che nasconde una complessità enorme. Perché spesso, quando pensiamo a un “atleta forte mentalmente”, ci vengono in mente immagini stereotipate: chi non si arrabbia mai. Chi non sbaglia mai. Chi ha esperienza da vendere.
E invece… no. Non funziona così.
L’esperienza non basta!
Fare sport da tanti anni non equivale ad avere forza mentale. Conosco atleti che hanno calcato i campi per decenni e ancora oggi si lasciano travolgere dalla rabbia o dalla frustrazione al primo errore. Allo stesso tempo, vedo amatori che non vivono di sport, ma hanno sviluppato una consapevolezza e un’autoregolazione che superano quella di molti professionisti.
Perché? Cosa rende davvero forte un atleta a livello mentale?
La risposta è: l’equilibrio
La chiave è quella. La forza mentale non è qualcosa di rigido o definitivo. È piuttosto la capacità di trovare e ritrovare il proprio centro, anche quando le cose si muovono. Un atleta mentalmente forte non è sempre calmo, non è sempre lucido, non è sempre
perfetto. Sa riconoscere cosa gli sta succedendo, dove si trova emotivamente e mentalmente, ma soprattutto conosce gli strumenti ha a disposizione e come usarli.
Questa immagine racconta moltissimo di cosa significa essere forti mentalmente. L’equilibrista non ha appigli, né sicurezze assolute: cammina su una fune sottile, sospeso tra due realtà: il cuore e il cervello. Non è solo l’equilibrio fisico a tenerlo su, ma la sua capacità di sentire, ascoltare, dosare. È un equilibrio dinamico, fragile e vivo, proprio come quello interiore degli atleti. Essere forti mentalmente non vuol dire “non cadere mai”, ma sapere da che parte si pende, riconoscere cosa sta tirando di più, l’emozione o la razionalità , e trovare ogni volta il modo per tornare al centro.
Cosa fanno quindi gli atleti forti mentalmente?
Si conoscono. Sanno chi sono, cosa li fa rendere, cosa li fa crollare. Riconoscono le emozioni. Non le negano, non le evitano. Le ascoltano, le usano. Usano gli strumenti. E lo fanno con consapevolezza: respiro, focus, dialogo interno, pause, visualizzazioni… Accettano i momenti di crisi. Non si giudicano per una brutta giornata. Sanno che anche questo fa parte del gioco. Ritrovano il proprio equilibrio. Perché l’equilibrio non è statico: si perde e si ritrova, ogni volta.
Allenare la forza mentale: si può davvero?
Sì, e si deve. La forza mentale non è un talento innato con cui si nasce o meno. È un insieme di abilità che possono essere sviluppate, allenate, rafforzate — proprio come si fa con la tecnica o la preparazione fisica. Il primo passo è smettere di pensare che “funzioni solo per alcuni”: non esistono atleti destinati ad essere forti mentalmente e altri no. Esistono atleti che si allenano anche su questo piano, e altri che ancora non l’hanno fatto. L’allenamento mentale richiede costanza, proprio come quello atletico. Inizia con piccoli gesti quotidiani: fare una pausa per respirare consapevolmente prima di servire, riconoscere quando la mente si distrae, notare quando si sta diventando troppo critici con sé stessi. E poi scegliere, attivamente, come riportarsi al presente, come coltivare fiducia, come affrontare una sfida. Non si tratta di “pensare positivo”, ma di costruire e cercare risposte efficaci al problema che ci è posto davanti.
La buona notizia è che l’allenamento mentale non richiede attrezzatura, né orari precisi: si può cominciare ovunque, anche fuori dal campo. Ogni occasione è utile per conoscere le proprie reazioni, sperimentare strategie, allenare la consapevolezza. E con il tempo, proprio come accade con i muscoli o i riflessi, anche la mente diventa più pronta, più stabile, più forte.
Da dove cominciare?
Dalle piccole cose Se la forza mentale non è qualcosa che si ha o non si ha, allora è qualcosa che si può costruire. E per farlo, serve allenamento, certo, ma serve anche curiosità. Serve il coraggio di farsi domande e la voglia di conoscersi un po’ di più ogni giorno.
Un buon punto di partenza? Uno strumento semplice, ma potente: il diario. Scrivere, anche solo poche righe, cosa è andato bene, cosa ci ha messo in difficoltà, che emozioni abbiamo provato, che pensieri hanno guidato la giornata. Riflettere su cosa ci fa perdere equilibrio e cosa, invece, ci aiuta a ritrovarlo.
Oppure fermarsi cinque minuti dopo un allenamento, o dopo una partita, e chiedersi: com’ero mentalmente oggi? Come ho reagito alle difficoltà? Quale piccolo passo posso fare per essere più consapevole domani?
Sono strumenti semplici, accessibili a tutti. Ma, se usati con costanza, diventano leve potentissime per crescere. Perché la forza mentale non si mostra solo nei grandi momenti, ma si costruisce nei dettagli quotidiani.
Quindi la vera domanda è: Tu da dove vuoi cominciare?
Federico Cesati