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Motivazione e confronto: capire e sostenere gli adolescenti nello sport

“Lo vedo spento.”
“Ha talento, ma non ci crede abbastanza.”
“Quando ha iniziato a giocare era più motivato e si divertiva…ora sembra svogliato.”
“Non si impegna come potrebbe, e non solo nello sport: anche a scuola è lo stesso.”

Chi lavora con adolescenti – che siano genitori, allenatori o insegnanti – riconoscerà queste frasi. Sono osservazioni ricorrenti, che riflettono una difficoltà concreta e profonda: come si sostiene la motivazione in una fase della vita in cui tutto cambia?

Come psicologi dello sport, stiamo lavorando in diverse società sportive con ragazzi tra i 13 e i 18 anni. In questa fascia d’età così critica, il rischio di vedere calare l’entusiasmo e l’impegno è reale. Ma il nostro lavoro, ispirato a strumenti di valutazione e confronto, dimostra che la motivazione si può osservare, ascoltare e coltivare.

Il progetto di SMAteam: ascoltare e confrontare

Durante i percorsi stagionali proposti da Sport Mindset Agency (solitamente da settembre a giugno), ogni atleta viene invitato a valutarsi su una serie di abilità mentali: attenzione, fiducia, gestione dello stress, motivazione, impegno, costanza. In parallelo, uno dei membri dello staff compila una valutazione esterna sugli stessi parametri.

L’obiettivo non è “dare voti”, ma far emergere elementi in comune e differenze tra come un ragazzo si percepisce e come viene percepito, aprendo spazi di dialogo e riflessione. Questi dati ci permettono di costruire una fotografia utile e dettagliata.

Perché è così importante farlo ora?

Perché l’adolescenza è una fase fondamentale: ci si separa dall’identità di bambini e si mettono le basi per costruire l’identità adulta. E in questa fase, predisporre i passi verso il proprio futuro sembra a volte troppo complicato. I ragazzi faticano ad immaginare obiettivi realistici, a reggere la frustrazione per un fallimento, a trovare un senso nelle fatiche quotidiane.

Come scrivevano De Beni e Moè (2000), la motivazione non è innata: è un equilibrio instabile tra ciò che si sente dentro e ciò che viene riconosciuto fuori. E se manca un contesto che aiuti a dare valore allo sforzo, il rischio è che i ragazzi si ritirino, anche inconsapevolmente, da ciò che potrebbe farli crescere.

Allenare la motivazione: SMA propone strumenti

Le società sportive possono diventare luoghi straordinari per allenare il senso di impegno, la costanza, la responsabilità. Ma non basta dire “ci vuole grinta”: servono strumenti. E questo è ciò che SMAteam lavora da anni in progetti mirati per offrire a tutte le figure coinvolte questi preziosi strumenti.

Il confronto tra valutazione interna ed esterna diventa, in questo senso, una bussola concreta.
Se un ragazzo si percepisce motivato ma l’allenatore non lo percepisce così, c’è un tema su cui confrontarsi. Se lo staff nota potenziale ma l’atleta si sottovaluta, si può iniziare a lavorare sull’autoefficacia. Se entrambi vedono disimpegno, si può agire prima che diventi ritiro.

Piccoli passi per un futuro possibile

Molti genitori e allenatori oggi si chiedono: come faranno questi ragazzi a costruirsi un futuro?
È una domanda legittima, ma spesso carica di ansia. La verità è che nessun adolescente costruisce da solo una visione del futuro. Ha bisogno di adulti che sappiano accompagnarlo, non solo con aspettative, ma con strumenti e tempo e soprattutto fiducia.

Per questo il nostro progetto non si limita a “misurare” ciò che c’è. Serve a gettare le basi per percorsi individuali di sviluppo mentale, che i ragazzi potranno continuare anche oltre la nostra presenza in campo e di gruppo. SMA offre la possibilità di avviare percorsi individuali, e lo ribadisce in ogni contesto: il tempo che abbiamo per incidere è limitato (a volte una stagione sportiva altre 6-7 stagioni consecutive), ma quello che imparano in adolescenza può restare con loro a lungo.

Un lavoro per tutti: atleti, staff e famiglie

I dati condivisi da SMA nelle società sportive diventano poi una banca comune, un punto di partenza per futuri interventi di psicologia anche con lo staff. Perché la motivazione non si sostiene solo al singolo ragazzo, ma nell’ambiente che lo circonda.
E se l’ambiente – fatto di allenatori, educatori, adulti attenti – è capace di leggere le criticità e valorizzare i segnali di crescita, allora diventa un luogo fertile.

In conclusione: SMA educa alla motivazione

Educare alla motivazione significa veicolare il messaggio che i risultati arrivano in un processo, con costanza, che gli obiettivi si costruiscono un passo alla volta, che sbagliare non è fallire ma parte del processo.

E soprattutto, significa non smettere di credere che un ragazzo possa cambiare, anche quando sembra spento, disinteressato, svogliato.

Perché a volte, dietro quella maschera, c’è solo bisogno di qualcuno che dica:

“Ti vedo. Ti ascolto. Possiamo lavorarci insieme.”

Elena Uberti

Co-fondatrice di SMAteam

Lo sport come risorsa educativa e il contributo dello psicologo dello sport per uno sviluppo funzionale dell’adolescente

In un mondo in cui gli adolescenti si trovano esposti a molteplici pressioni sociali, scolastiche e familiari, lo sport rappresenta uno dei contesti più potenti in cui possono trovare una direzione, un’identità e un senso di appartenenza. Ma lo sport non è solo movimento e competizione: è un vero e proprio ambiente educativo che può contribuire in modo determinante alla prevenzione di comportamenti devianti e allo sviluppo psicologico sano nei giovani.

A livello giovanile, lo sport non si limita all’allenamento del fisico, ma riveste un ruolo importante sulla formazione della personalità. Le regole, la disciplina, il rispetto dell’altro, il concetto di squadra e la gestione della sconfitta sono alcuni elementi che contribuiscono alla crescita personale e sociale del giovane atleta. Imparare a rispettare un avversario, a seguire indicazioni, a collaborare con i compagni e a gestire le emozioni in situazioni di stress sono competenze trasversali alla vita quotidiana.

Queste esperienze favoriscono lo sviluppo di valori prosociali, che rappresentano un potente antidoto contro il rischio di comportamenti devianti, come l’aggressività non controllata, il bullismo, l’abuso di sostanze o l’isolamento sociale, ecc.

L’adolescenza è una fase delicata e complessa dello sviluppo umano, segnata da cambiamenti ormonali, ricerca d’identità, bisogno di riconoscimento e confronto con l’altro. In assenza di riferimenti stabili e spazi sicuri di espressione, il rischio di smarrirsi aumenta. È proprio qui che lo sport entra in gioco, non solo come alternativa a esperienze negative e devianti, ma come contesto contenitivo e strutturante, dove l’adolescente può sperimentare se stesso in modo protetto.

Tuttavia, il solo fatto di praticare uno sport non garantisce automaticamente un effetto preventivo. È necessario che il contesto sportivo sia attento, sano, inclusivo, supportivo. E qui entra in scena una figura chiave: lo psicologo dello sport.

Lo psicologo dello sport è molto più di un esperto di performance: è una figura che lavora a stretto contatto con atleti, allenatori e famiglie per promuovere il benessere mentale, la crescita personale e relazionale, e la costruzione di un’identità solida e resiliente.

Affiancando i giovani atleti adolescenti, lo psicologo può:

  • favorire la gestione dell’ansia da prestazione e delle aspettative esterne;
  • sostenere l’autostima e l’identità personale, aiutando il ragazzo a non identificarsi unicamente con il risultato sportivo;
  • intervenire precocemente in situazioni di disagio, come segnali di burnout, isolamento, comportamenti a rischio o relazioni tossiche;
  • formare gli adulti di riferimento (allenatori e genitori) a comunicare in modo efficace e motivante e ad una gestione funzionale di squadre e gruppi sportivi contribuendo alla creazione di un clima sportivo positivo.

Quando lo psicologo è parte integrante del contesto sportivo, lo sport diventa uno spazio di crescita globale: il giovane atleta non solo migliora fisicamente, ma impara a conoscersi, ad ascoltarsi e a costruire relazioni sane.

In un’epoca in cui la salute mentale degli adolescenti è sempre più al centro dell’attenzione, riconoscere il valore educativo dello sport è fondamentale. Ma affinché questo valore si esprima appieno, è essenziale che ci sia una rete di adulti consapevoli e preparati, tra cui lo psicologo dello sport riveste un ruolo di primo piano.

Educare attraverso lo sport significa prevenire, proteggere e potenziare. Significa offrire ai ragazzi non solo un ambiente dove migliorare fisicamente, tecnicamente o atleticamente, ma un luogo dove imparare a diventare persone. Una società sportiva che integra la figura dello psicologo dello sport non solo migliora la performance degli atleti, ma investe nella loro salute mentale, nella prevenzione e nella formazione di persone consapevoli e resilienti.

Dott.ssa Maria Chiara Feno

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