Tutti conosciamo Mikaela Shiffrin come una macchina da guerra, un’atleta studiata nei minimi dettagli fin da bambina, che ha fatto sì del talento, ma anche del duro lavoro, la sua arma vincente. Su questo non ci possono essere dubbi, è la numero uno sotto ogni punto di vista. Ha sempre abituato tutti a vincere con distacchi abissali ogni gara a cui prendeva parte, ed era come se fosse consapevole della sua vittoria ancor prima di passare il traguardo.
Negli ultimi anni non mostrava neanche più entusiasmo quando vinceva, considerava la sua vittoria “scontata”, facendo tralasciare l’idea che si sentisse superiore rispetto alle altre avversarie. Insomma, sembrava un personaggio montato a tavolino, programmato in modo tale che nessun imprevisto, nessuna pressione e nessuna emozione potesse fare da ostacolo tra lei e la vittoria.
Ma da febbraio 2020 qualcosa è cambiato, niente avrebbe potuto preparare la campionessa di sci alpino a ciò che le sarebbe capitato. L’improvvisa morte del padre che cadde dal tetto mentre lavorava nella casa in Colorado, un debilitante infortunio alla schiena, il risultato positivo ad un test COVID-19 che la costrinse a saltare alcune gare di Coppa del Mondo e, in seguito, una delle sequenze più scioccanti della storia di questo sport: la squalifica non da una, non da due, ma da tre gare ai Giochi Olimpici Invernali del 2022.
Ed è proprio in questa occasione che Her Majesty, come viene chiamata nel circo bianco, per la prima volta si è mostrata “umana”.
Dopo essere scivolata nello slalom, nonchè la sua specialità, la fuoriclasse ha deviato a lato del percorso, si è tolta gli sci e ha chinato il capo mentre le telecamere riprendevano la scena.
In passato, avrebbe potuto nascondere il suo esaurimento con frasi fatte sull’essere mentalmente forti o sul superare il dolore.
Questa volta, la Shiffrin ha preferito unirsi alla schiera di importanti atlete che nella storia recente hanno fatto luce su argomenti un tempo tabù come la salute mentale, i traumi, la pressione sulle prestazioni e mostrare la sua vulnerabilità. Ha affermato che è una persona diversa da quella che noi tutti e lei stessa conosceva e non voleva più nascondere i suoi sentimenti, ma mostrarli senza vergogna.
Ma cosa succede veramente nella testa dei Numeri Uno in queste circostanze? Ricordiamoci che questi fuori classe vivono l’agonismo allo stato puro e le loro forze fisiche e mentali sono incentrate su un solo risultato possibile e quando questo non accade tutte le loro credenze vengono messe in discussione.
Per la Shiffrin la morte improvvisa del padre è stato un vero e proprio choc. Non riusciva a dormire. Non riusciva a mangiare. La maggior parte dei giorni non aveva nemmeno voglia di sciare. Quando le tue priorità vengono messe in discussione da un incidente o da una tragedia del genere, cominci a chiederti: “Perché mai le gare sono state così importanti per me?”
Sei settimane dopo la morte di suo padre, il mondo si è chiuso a causa del COVID, il resto del tour di Coppa del Mondo di quell’anno è stato cancellato e la Shiffrin è rimasta lontana dalle piste per tre mesi, allenandosi quasi esclusivamente nella palestra di casa.
Questo periodo di pausa l’ha portata a rendersi conto di quanto si fosse lasciata definire dal suo sport.
Durante un’intervista ha dichiarato che è stato molto difficile per lei separare Mikaela come persona, con la sua autostima, dalle sue gare.
In questo periodo buio, il lavoro dello psicologo dello sport è stato fondamentale per cercare di rimarginare quella ferita enorme che tutto questo le aveva lasciato.
Ha iniziato questo percorso parlando di quello che le è successo relativamente al lato “sportivo” e questo l’ha aiutata a fare delle connessioni. Durante questo percorso ha capito l’importanza del tempo e che per andare avanti doveva guardarsi indietro. Ha fatto un lavoro sulla consapevolezza, rendendosi conto che non sarà mai più quella che era prima, ma può sempre ricordarsi alcune di quelle sensazioni passate e della forza fisica e mentale che aveva. Come obiettivo si era posta quello di tornare a sentire quella attivazione, quel focus e quell’intensità che la caratterizzava, per poi incominciare a mettere insieme tutti i pezzi, a partire dalle sue emozioni.
“Sapevo che dovevo affrontare questo problema, e potevo scegliere di farlo con vergogna o a testa alta, mettendo a nudo la mia anima“.
Da questa affermazione, rilasciata nel corso di un’intervista, si è potuto capire quanto sia stato importante il lavoro svolto insieme allo psicologo, percorso necessario per imparare a riconoscere, comprendere e gestire le sue emozioni, quei sentimenti che ha cercato di reprimere in tutti questi anni, poiché considerati come una debolezza, e che adesso ha sentito la necessità di esternare per trovare la forza fisica e mentale.
Dopo 10 mesi e 300 giorni di assenza, a fine novembre 2020, l’abbiamo finalmente vista tornare in pista a Levi, ottenendo un secondo posto. Dopo un mese ecco arrivare la vittoria in Slalom Gigante a Courchevel per una reazione sul gradino più alto del podio davvero toccante. Vedere proprio Lei, tornare a vincere e commuoversi come non aveva mai fatto, fece scendere una lacrima a tutti i sostenitori.
Questo era solo un assaggio di quanto poi è accaduto nelle ultime due stagioni, compresa quella 2022, che possiamo definire come particolare in quanto ha riassunto tutti i suoi stati d’animo degli ultimi anni. Alle Olimpiadi l’abbiamo vista mostrarsi davanti alle telecamere, delusa e affranta dopo non essere riuscita a concludere le tre gare, mentre nell’arco della stagione di Coppa del Mondo abbiamo rivisto in lei il fuoco che la caratterizzava e che le ha permesso di aggiudicarsi la Coppa di Cristallo Generale.
La nuova stagione è appena iniziata: che Mikaela vedremo in pista?
di Ginevra Bonasia
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