Vivere tra Sport e Like. La Sfida della Visibilità per gli Atleti

Nel mondo iperconnesso di oggi, un atleta non si limita più a vincere gare: vive sotto i riflettori dei media 24 ore su 24. Questa visibilità gioca un ruolo cruciale nella vita di ogni sportivo, infatti, i social sono sia il mezzo principale per la promozione di brand e messaggi, ma sono anche motivo di forti critiche e stress. Partendo dall’esempio di diversi sportivi, proveremo a capire quanto i social impattino nella loro routine e performance. I casi di Gianmarco Tamberi che aggiorna i suoi fan fino a sette volte in un solo giorno di gara, e di Naomi Osaka che si disconnette completamente dai social per mantenere la concentrazione, ci suggeriscono che la relazione tra sportivi e visibilità pubblica sembra rivelarsi un’arma a doppio taglio.

 

Il primo nome che viene in mente, quando si parla di sport e social, è sicuramente Cristiano Ronaldo. Infatti, possiede il profilo Instagram più seguito al mondo, con oltre 500 milioni di follower, CR7 non è solo una star del calcio, ma un vero e proprio brand globale. La sua capacità di curare meticolosamente la sua immagine sui social gli ha permesso di creare una vera e propria azienda il campo da gioco, collaborando con marchi internazionali e ora promuove i suoi prodotti brandizzati CR7, che vanno dall’abbigliamento, come intimo e materiale sportivo, fino a profumi e prodotti per la casa.

 

Nel mondo del tennis invece, possiamo citare due episodi recenti e radicalmente opposti. Queste due posizioni mostrano chiaramente come i social media possano influenzare le carriere degli atleti, sia in modo positivo che negativo. Da una parte c’è Naomi Osaka, che ha scelto di prendersi una pausa dai social media per concentrarsi meglio sul suo gioco e sulla sua salute mentale. Nel 2021, la tennista ha fatto notizia quando ha deciso di ritirarsi dal Roland Garros dopo aver rifiutato di parlare con i media, sottolineando l’impatto che la pressione e la i riflettori puntati hanno avuto su di lei. Questa scelta coraggiosa ha portato a un dibattito pubblico sulla salute mentale degli atleti, mettendo in evidenza quanto sia importante per loro allontanarsi dalle pressioni esterne e ritrovare la serenità necessaria per affrontare le sfide in campo. Osaka ha capito che, per poter dare il massimo nel tennis, doveva anche prendersi cura di sé, liberandosi dal rumore e dalle distrazioni.
Dall’altra parte, abbiamo Nick Kyrgios, che, dopo essersi infortunato durante la stagione estiva del 2023, ha trovato un nuovo modo per far parlare di sé. Invece di utilizzare questo tempo lontano dal campo per riflettere, ha cominciato a sfruttare la sua visibilità sui social media per alimentare polemiche. Non ha esitato a criticare diversi sportivi, tra cui Jannik Sinner, mettendo in discussione non solo l’atleta ma anche la sua persona: polemizzando sul caso di doping e la sua relazione. Questa scelta ha dimostrato come Kyrgios utilizzi la sua piattaforma per rimanere rilevante, provocando e generando controversie, rendendo evidente il divario tra chi cerca di mantenere la propria concentrazione sportiva e chi usa la visibilità per alimentare rivalità e tensioni.

 

In Italia, un caso emblematico è quello di Gianmarco Tamberi, campione olimpico di salto in alto alle Olimpiadi di Tokyo. Ha sfruttato i social media per promuovere la sua immagine e condividere momenti significativi della sua vita e della sua carriera. Tuttavia, alle recenti Olimpiadi di Parigi, non è riuscito a confermare il suo successo e ha subito forti critiche sui social. Molti lo hanno criticato, accusandolo di pensare troppo ai social, pubblicando anche sette post il giorno della gara. Ma in realtà, stava affrontando un problema ben più serio: soffriva di calcoli renali, un dolore insopportabile che l’ha costretto al ricovero prima della competizione. Questa condizione ha chiaramente compromesso la sua forma fisica e, quindi, la sua performance. Nonostante questo, molti hanno dato la colpa alla sua attività online, ignorando completamente il suo stato di salute. Invece di ricevere supporto, ha ricevuto solo critiche.

 

Questa situazione fa riflettere sul potere dell’esposizione sui social media. Mentre da una parte amplificano le vittorie e il potere mediatico degli atleti, dall’altra creano una pressione enorme. Gli sportivi con un’altissima visibilità, proprio come Tamberi, devono gestire le aspettative e i giudizi del pubblico, che influenzano e minano sia le loro prestazioni, sia la loro vita personale.

 

In conclusione, le esperienze di Naomi Osaka, Gianmarco Tamberi e Cristiano Ronaldo mettono in luce le diverse sfide e strategie che gli atleti affrontano nell’era dei social media. Chi ha saputo trasformare i social in un potente strumento per costruire il suo brand, dimostrando come la visibilità possa essere utilizzata strategicamente per promuovere. Oppure, chi ha vissuto la pressione della visibilità, trovandosi a dover affrontare critiche anziché supporto, spingendo molti sportivi al completo abbandono dei media.
Tutti questi casi sottolineano l’importanza di un approccio equilibrato e consapevole nei confronti della fama e della pressione, evidenziando la necessità di un ambiente di supporto che consideri le fragilità umane di tutti gli atleti.

 

L’illusione di una connessione diretta con i fan può diventare un’arma a doppio taglio. Gli atleti pagano un prezzo alto per la visibilità e il successo. È fondamentale che la società e i tifosi comprendano il peso di questa esposizione e creino un ambiente più supportivo, che consideri anche le fragilità umane degli atleti.

 

Che si tratti di un’opportunità o di un ostacolo, l’esposizione mediatica è ormai parte integrante della vita di ogni atleta. La vera sfida sta nel trovare un equilibrio: sfruttare il potenziale dei social media per crescere, senza farsi schiacciare dal peso della costante visibilità.

 

Federico Cesati

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