In realtà, uscendo dall’immaginario comune e dalle fantasie collettive ed entrando nelle vite degli atleti e delle persone che praticano sport a livello agonistico, la vittoria può fare paura.
Si chiama Nikefobia, deriva dal greco (Nike = vittoria e Phobia = paura) e si manifesta quando la prospettiva di un successo provoca così tanta paura da portare la persona ad auto-boicottarsi poco prima di raggiungerlo o subito dopo averlo conseguito.
Ma come può il successo innescare paura?
Innanzitutto, dobbiamo ricordarci che, come esseri umani, siamo molto più emotivi che razionali. Lo spiega molto bene il neuroscienziato Koch (2012) affermando che per l’80% siamo composti di dinamiche percettivo-emotive e per il 20% di dinamiche coscienti. Questo significa che nella nostra quotidianità si possono innescare meccanismi di difesa emotiva che non sono coscienti ma che sono fondamentali per proteggere la nostra integrità psichica. I cambiamenti, belli o brutti che siano, sono potenziali minacce al nostro equilibrio psico-emotivo, perciò, per quanto assurdo possa sembrare, la vittoria intesa come grande cambiamento può innescare più paura che desiderio.
Quindi, in questo senso, la Nikefobia non è un fenomeno assurdo o illogico, bensì un meccanismo biopsicologico naturale, che si innesca in modo inconsapevole per evitare e/o rinunciare a qualcosa che potrebbe essere fonte di un potenziale cortocircuito emotivo insostenibile.
La Nikefobia si può manifestare nel pre-gara attraverso gli autosabotaggi (es. infortuni, trascuratezza nella preparazione, calo improvviso della motivazione, tendenza a ripetere sempre gli stessi errori, trascuratezza nella cura delle condizioni facilitanti la prestazione ad es. nutrizione e sonno), oppure molto spesso si manifesta nel post-gara dopo grandi vittorie tanto desiderate attivando quella che viene chiamata “sindrome dell’impostore” ovvero quella sensazione di non essersi meritati quel successo e di non poterlo mai più ripetere.
Siamo di fronte ad un meccanismo irrazionale che può essere affrontato con un percorso individuale di counselling psicologico o di psicoterapia, ma il Mental Training può essere un grande alleato e strumento di prevenzione attraverso l’allenamento alla consapevolezza emotiva.
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E a te, è mai capitato di aver paura di vincere?
Valentina Marchesi