C’è chi entra in campo con l’adrenalina a mille e sbaglia i primi tre passaggi.
C’è chi parte troppo calmo e impiega metà partita a “svegliarsi”. In entrambi i casi il problema è lo stesso: non trovarsi nel proprio stato mentale ottimale per competere. In psicologia si parla di livello di attivazione: non troppo alto, non troppo basso, ma quello giusto per te.
Ed è proprio questa zona di equilibrio che può trasformare una gara da anonima a indimenticabile.
Quando sei troppo carico: iper-attivazione
Ti senti “a mille”, cuore che corre già nel riscaldamento, tanta voglia di dimostrare.
Il rischio? Frenesia, tensione muscolare, errori di scelta.
Segnali tipici:
Quando sei troppo scarico: sotto-attivazione
A volte arrivi in campo “piatto”: fisicamente presente, ma mentalmente distante.
Le emozioni sembrano assenti, la concentrazione fatica a salire.
Cause comuni:
Risultato? Una partenza lenta e tanti errori per disattenzione.
La tua zona ideale
Non esiste un livello “giusto” per tutti.
C’è chi performa meglio con energia alta, chi con calma lucida.
L’importante è riconoscere la tua zona di attivazione ottimale e imparare a raggiungerla.
Puoi farlo riflettendo sulle tue gare migliori:
Un semplice diario mentale post-gara può aiutarti a individuare schemi e segnali.
Strategie pratiche per regolare l’attivazione
🔻 Se sei troppo carico
🔺 Se sei troppo scarico
Allenare la mente in allenamento
Lo stato di attivazione non si improvvisa: si allena.
Ecco perché in Sport Mindset Agency proponiamo esercitazioni che simulano:
L’obiettivo? Aumentare consapevolezza e capacità di adattamento, per aiutare l’atleta a trovare il proprio “canale giusto” anche nei momenti decisivi.
Conclusione
La performance non dipende solo dal talento o dalla preparazione fisica.
Dipende da come ti presenti mentalmente al via.
Né troppo carico da bruciarti, né troppo spento da non partire: il segreto è trovare il tuo equilibrio.
E come ogni abilità, anche questa si può allenare.
In SMA lavoriamo ogni giorno con atleti e staff per sviluppare strumenti pratici che li aiutino a entrare in campo nella loro condizione mentale migliore.
Perché la differenza, spesso, non la fanno le gambe. La fa la testa.
1. Yerkes, R. M., & Dodson, J. D. (1908). The relation of strength of stimulus to rapidityof habitformation. Journal of Comparative Neurology and Psychology, 18, 459482. 2. Simply Psychology. (s.d.). What is the YerkesDodson Law? Retrieved from Simply Psychology website. (Comprende una chiara spiegazione della curva invertedU applicata alla prestazione.) 3. Verywell Mind. (s.d.). The YerkesDodson Law and Performance. Retrieved from Verywell Mind website.
Di Tecla Oliveri – consulente SMAteam
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