Gestire la rabbia in campo (come salvare la tua racchetta e la tua concentrazione)

La rabbia è un’emozione potente, soprattutto sul campo da tennis. Quando arriva, ti prende alla gola, ti stringe il petto, ti fa vedere tutto rosso. Se non la sai gestire, rischi di perdere la partita prima ancora che finisca. Ti distrai, commetti errori evitabili e, alla fine, ti sfoghi nel modo più classico: distruggendo una racchetta.

Se esistesse un campionato mondiale di racchette rotte, il vincitore sarebbe senza dubbio Marat Safin, che ne ha frantumate più di 1000 in carriera. Ma non è certo l’unico. John McEnroe ha costruito una leggenda sulle sue sfuriate contro arbitri e avversari, Nick Kyrgios alterna giocate da fenomeno a esplosioni di rabbia incontrollabile, e Andrey Rublev è uno di quelli che più fa parlare di sé per il suo rapporto con la rabbia.

Rublev è un libro aperto: non nasconde nulla. Se qualcosa non va, lo vedi subito. Urla, sbraita, lancia la racchetta con una forza tale da voler rompere non solo la racchetta, ma anche la partita stessa. Ma non è stato un episodio isolato: in passato ha colpito la sua borsa con la racchetta, si è dato pugni sulla gamba, ha scagliato oggetti lontano per la frustrazione.
È un giocatore di cuore, ma anche di tanta tensione. E questi momenti ci fanno capire quanto sia difficile gestire le emozioni quando la pressione è altissima. Non è detto però che la rabbia sia sempre un problema. Se riesci a incanalarla nel modo giusto, può diventare il carburante che ti serve per rimanere in partita. Il punto è capire il confine tra “rabbia che ti carica” e “rabbia che ti fa perdere il controllo”. È una linea sottile: troppa frustrazione ti porta a prendere decisioni sbagliate, a deconcentrarti e a compromettere la tua prestazione. Ma se riesci a usarla nel modo giusto, può darti quell’energia in più per spingere ancora, per rimanere lucido nei momenti decisivi, per non mollare quando tutto sembra andare storto.

Il Legame tra Rabbia e Concentrazione

Molti pensano che la rabbia sia solo distruttiva, ma non è sempre così. In alcuni casi, può diventare una spinta positiva. Il segreto è riuscire a trasformarla in concentrazione. Guarda i grandi campioni: tutti, prima o poi, hanno avuto momenti di frustrazione, ma i migliori sanno come usarla a loro vantaggio.
Prendiamo Novak Djokovic. All’inizio della carriera, aveva seri problemi con la gestione emotiva. Si innervosiva facilmente, perdeva il controllo, buttava via partite già vinte. Poi, negli anni, ha sviluppato un autocontrollo incredibile grazie alla meditazione, alla respirazione e a tecniche di gestione dello stress. Oggi, quando si arrabbia, non lascia che la frustrazione lo travolga: la usa per restare focalizzato.
La rabbia diventa un problema quando prende il sopravvento sulla concentrazione. Se inizi a pensare all’errore che hai appena commesso, se ti lasci trascinare dall’ansia o dal nervosismo, perdi il filo del gioco.

Ci sono diversi modi per rimanere lucidi quando la tensione sale. La respirazione profonda, per esempio, aiuta a rallentare il battito cardiaco e a evitare reazioni impulsive. Quando senti che la rabbia sta salendo, fai un respiro lungo e profondo, inspira contando fino a quattro, trattieni per un secondo e poi espira lentamente. Semplice e altrettanto efficace. Anche il dialogo interno è fondamentale. Se ti ripeti “Sto giocando malissimo, non ne azzecco una”, la frustrazione aumenta. Se invece provi a sostituire quei pensieri con frasi più utili, come “Respiro, mi riprendo, avanti punto dopo punto”, hai molte più probabilità di rimanere concentrato.

Un altro trucco è rallentare il ritmo e gestire il tempo. Prenditi qualche secondo in più tra un punto e l’altro. Non farti trascinare dalla frenesia. Se sei al servizio, fai un respiro in più prima di lanciare la palla. Se sei in risposta, sgranchisci le spalle, scuoti le braccia, fai qualsiasi cosa per staccarti un attimo dalla tensione. Anche immaginare il tuo stato emotivo ideale aiuta: visualizza come vorresti sentirti in quel momento e prova a ricrearlo mentalmente.

Dai Modelli di Rabbia a Quelli di Controllo

Jannik Sinner è un esempio interessante. Di solito è uno che in campo rimane sempre composto, quasi impassibile. Ma anche lui ha avuto il suo momento di frustrazione. Con una solamente una racchetta rotta in carriera, in un torneo under 18, di certo non è tra i primi posti della classifica. La differenza rispetto ad altri? Subito dopo, si è pentito e ha dichiarato:
“Non voglio che questo sia il mio modo di sfogare la rabbia, devo migliorare la mia gestione emotiva.”

E poi c’è Rafael Nadal. Se c’è qualcuno che ha fatto della concentrazione un’arte, quello è lui. Guardarlo giocare è come assistere a un rituale perfetto: le bottiglie allineate sempre nello stesso modo, come si sistema i capelli prima di servire, i tempi precisi tra un punto e l’altro. Non sono solo gesti automatici: sono strategie per mantenere il controllo, per rimanere focalizzato, per non lasciare che la rabbia o la frustrazione prendano il sopravvento.

La Mentalità Vince Sempre

Gestire la rabbia non significa reprimerla, ma imparare a usarla nel modo giusto. Gli atleti più forti non sono quelli che non provano emozioni, ma quelli che sanno come riconoscerle e gestirle. Ogni partita è una battaglia mentale tanto quanto fisica.
La prossima volta che senti la frustrazione salire, fermati un attimo. Respira. Ricordati che la rabbia può essere un’arma a doppio taglio: se la lasci sfuggire di mano, ti affonda. Ma se impari a controllarla, può diventare la spinta che ti porta alla vittoria. E, alla fine, la vera differenza la fa sempre la testa.

Federico Cesati

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