Giovedì 20 giugno hanno preso il via i Mondiali di calcio femminile in Australia e Nuova Zelanda. La rassegna iridata, che vede al via le migliori 32 nazionali, ha subito regalato grandi emozioni e qualche colpo di scena nelle prime partite disputate.
La Norvegia, tra le squadre più accreditate al titolo, è infatti stata sconfitta per 1-0 dalla Nuova Zelanda padrona di casa, capace così di conquistare la prima storia vittoria in un Mondiale dopo ben 15 match disputati (3 pareggi e 12 sconfitte).
Nonostante il pronostico pendesse tutto dalla parte della nazionale scandinava, grazie anche al ritorno della stella Hegerberg – ritornata in rosa dopo diversi anni di assenza per alcune divergenze con la propria federazione per il diverso trattamento salariale tra la nazionale maschile e femminile – è stata la Nuova Zelanda a sbloccare il risultato. Al 48’ minuto, Hannah Wilkinson ha infatti trovato la via del gol, risultato poi decisivo. La Norvegia ha infatti tentato in tutti i modi di rimettere in sesto la partita, senza però riuscirci.
Il successo ottenuto dalla Nuova Zelanda sulla Norvegia è solo l’ultimo degli upset, ovvero dei risultati contro pronostico, che si sono verificati ai Mondiali di calcio femminile. Nel 1999, infatti, la Corea del Nord aveva battuto per 3-1 la Danimarca, mentre invece nel 2007 la Nigeria era riuscita addirittura a fermare sul pareggio per 1-1 la Svezia, grazie ad una rete segnata nei minuti finali dopo un lungo assedio scandinavo alla ricerca del gol del 2-0. Nell’edizione 2015, infine, la Colombia, in quell’occasione posizionata nel ranking mondiale al ventottesimo posto, è stata in grado di battere la Francia, squadra numero 3 al mondo, per 2-0 in una delle partite più incredibili nella storia del calcio femminile.
Diverse sono state le ragioni di questi risultati sorprendenti. Sicuramente tra queste figura l’importanza del gruppo e dell’aiutarsi reciprocamente per sovvertire ai pronostici.
“Questa volta è stato diverso, perché ci siamo al lavoro insieme, come un’unica unità” ha commentato la match winner Hannah Wilkinson al termine della partita tra la Nuova Zelanda e la Norvegia.
A fare la differenza è stata quindi l’unità di intenti che tutte le componenti della rosa della nazionale ospitante hanno mostrato durante la partita. In una squadra, un elemento fondamentale affinché questo possa avvenire è la comunicazione: il dialogo costruttivo tra compagni e compagne di squadre favorisce fiducia e stima reciproca. Per far sì che questo possa avvenire è altresì importante la figura del leader, scelto dal gruppo e in grado di influenzare i membri verso scelte consapevoli e dirette ad un obiettivo preciso. In questo caso, la forza di squadra è stato un elemento cruciale, che ha fatto sì ci potesse essere un ribaltamento della situazione.
Siamo certi che le sorprese non mancheranno nelle prossime partite dei Mondiali di Calcio Femminile. E tu, avevi mai pensato alla forza del team come elemento cruciale durante una competizione?
di Tamara Sciuto
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